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LA DONNA DI GARBO | 491 |
Florindo. Signori miei stimatissimi, non credo già, che sia di vostra intenzione che il divertimento, che or ci prendiamo, abbia ad esser troppo serio1. Io, per dar principio, dirò un sonetto2.
Rosaura. Un sonetto non basta per decidere della virtù, e del merito di un uomo dotto. S’egli però si contenta, io gli darò campo3 di farsi onore.
Florindo. (Costei vuole imbarazzarmi). (da sè)
Dottore. Mio figlio è pronto a tutto. Dite pure, ch’egli a proposito risponderà.
Rosaura. Si contenta, signor Florindo, ch’io le proponga una tesi legale?
Florindo. Proponete pure. Ho sostenuti pubblici arringhi a Pavia, meglio sosterrò un sì lieve impegno in mia casa.
Rosaura. Attendete, (s’alza da sedere) Ed acciocchè la quistione sia ancora dalle signore donne intesa, mi varrò in qualche parte dell’italiano. Ecco il mio argomento. Colui che promette fede di sposo ad una figlia libera, è obbligato a sposarla: ita habetur ex loto tilulo de Nuptiis. Tizio ha promesso fede di sposo a Lucrezia, ergo Tizio deve sposar Lucrezia.
Florindo. (Intendo il mistero; ma conviene dissimularlo), (da sè) Colui che promette fede di sposo ad una figlia libera, è obbligato a sposarla: nego maiorem, sed Tizio ha promesso sposar Lucrezia; transeat minor; ergo Tizio deve sposar Lucrezia: nego consequentiam.
Rosaura. Probo majorem: nuptias non concubitus, sed consensus facit, lege nuptias, digestis de regulis iuris; sed sic est, che Tizio prestò l’assenso nel promettere a Lucrezia: ergo Tizio deve sposar Lucrezia.
Florindo. Nuptias non concubitus, sed consensus facit, distinguo maiorem; consensus solemnis et legalis, concedo; consensus verbalis, nego.
Rosaura. Contra distinctionem: sufficit nudus consensus ad con-