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480 | ATTO TERZO |
Ottavio. L’abbiamo fatta bella sicuro. Il terno vi era nella Cabala, ed io non l’ho saputo conoscere.
Brighella. Come ghe gierelo?1
Ottavio. Senti, senti, se v’era: oh maledetta fortuna! Ma che mi lagno della fortuna? Lagnar mi devo della mia ignoranza. Non è uscito il 16. il 362 ed il 38?
Brighella. Siguro.
Ottavio. Senti se la Cabala potea parlare più schietto. Unisci l’otto quattro volte, e poi dividi per metà tutto il prodotto. Quattro via otto trentadue: la metà del trentadue è il sedici, ed io non l’ho giuocato: oh asino! oh bestia! Ma senti peggio. Il quattro, il cinque e il sei ponigli sotto; io ho posto il 4 il 5 il 6 sotto il 16 e dovea porli sotto il 32; 32 e 4 fa 36; e 32 e 6 fa 38. Questo è il terno, o non è il terno?
Brighella. Siguro che l’è el terno. Ma perchè no zogarli sti numeri?
Ottavio. Perchè il diavolo mi ha acciecato. Aveva pochi denari. Ho avuto poco tempo da3 studiare: ma quest’altra volta m’impegno che otto giorni continui voglio applicare alla Cabala. Oh, benedetta Cabala! È un tesoro, è una cosa preziosa; ma io sono la bestia, io sono l’ignorante. St’altra volta, st’altra volta
Brighella. (St’altra volta nol me cucca). (da sè)
Ottavio. Ma senti un’altra fatalità. Anche Rosaura4 mi aveva dato il 16, e non l’ho conosciuto. Mi ha detto essersi sognata ch’era sopra un monte alto, alto, alto; io senza pensar altro, il monte alto l’ho interpretato il 90, e non ho guardato nella lista che sul 16 vi è un’Aurora, e che l’Aurora è alta quanto il sole. Questo maledetto 16 me l’ha dato anche mia moglie arrabbiata; ma non sono stato più in tempo di giuocarlo; non aveva denari. Ah, se mia moglie mi dava quei tre zecchini; chi sa? Forse avrei vinto. Le donne sono5 la rovina degli uomini.
Brighella. (L’è sempre più matto che mai). (da sè)
Ottavio. Che cosa vi è qui in terra? Oh, tre firme! Qualcheduno