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478 | ATTO SECONDO |
Dottore. Eh, povero sciocco! è un effetto della buona maniera e del buon tratto di quella giovane. Basta, se facessi un tal passo, non porterei pregiudizio ne a voi, ne a vostro fratello. Ho già disposte le cose in buona maniera: abbiate giudizio e non mi fate l’uomo addosso. Domani preparatevi a ricever le visite e fare spiccare il vostro talento, se ne avete, e non fate che s’abbia a dire: Parturient montes, nascetur ridiculus mus.
SCENA XVII.
Florindo, poi Brighella ed Arlecchino
Florindo. Ah, questo è un colpo non preveduto! Qual demone inspirò a Rosaura portarsi a Bologna ed introdursi in mia casa?
Brighella. Ben venuto, illustrissimo signor padron.
Arlecchino. Ben tornado, signor poltron.
Florindo. Buon giorno. (Qual astro per me fatale infuse nell’animo di colei un sì particolare coraggio?) (da sè)
Brighella. Hala fatto buon viazo?
Arlecchino. M’hala portà gnente?
Florindo. (E poi? Ah, questo è il peggior de’ mali! innamorare mio Padre? Volerlo sposare? Oh, trista donna!) (da sè)
Brighella. Vorla andar a riposar?
Arlecchino. Vorla che andemo a magnar?
Florindo. (Ma no, ciò non deve tollerare l'onestà d’un figlio. Tutto si sveli, tutto si pubblichi). (da sè)
Brighella. Me par che la sia molt’alterà.
Arlecchino. Me par che la gh’abbia molto poca creanza.
Florindo. (Ma che sarà d’Isabella? Dovrà scoprirsi? Dovrà partire, o dovrò sposarla?) (da sè)
Brighella. L’ha qualche cossa per la testa.
Arlecchino. L’è matto in coscienza mia.
Florindo. (No, no. Isabella dev’esser mia moglie. È nata nobile, non deggio tradirla). (da sè)
Brighella. Cossa mai gh’è successo?