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L’AUTORE
A CHI LEGGE.
(Tomo VI)
OI mi vedeste, Lettor carissimo, al principio del Tomo quinto, seguace della Medicina, sotto mio Padre; ecco, ora si cambia scena. Miratemi al tavolino, sotto la dettatura di un Procuratore, che chiamasi in Venezia Interveniente o Sollecitatore. Era questi un mio Zio, che avea per moglie una Sorella del mio Genitore, il Signor Paolo Indrich, uomo della maggiore abilità ed onoratezza, che ha goduto in vita la più fondata riputazione, ed ha lasciato di sè onorata memoria. Vive tuttavia, e merita di vivere lungo tempo, per esempio delle saggie Donne, delle buone Mogli e delle perfette Madri, la degnissima Signora Antonia, fu di lui Sposa e mia veneratissima Zia, con tre Figliuoli maschi e una Femmina. Il primo, il mio carissimo Cugino Giambattista, continua con merito ed estimazione la carriera del Padre, stimato nel Foro, amato e desiderato, colla fortuna di avere una Sposa al fianco, piena di talento e di virtù. Il secondo è un ottimo esemplar Sacerdote; il terzo si affatica per imitarlo e la Sorella, Monaca nel venerabile Monistero di San Rocco e Santa Margherita in Venezia, fa onore a sè stessa ed a’ suoi Congiunti. Mio Padre che, ad esempio degli Spartani, mi andava ponendo sotto degli occhi ora l’uno, ora l’altro mestiere, provò se a questo piucchè alla medicina inclinassi. Mi pose sotto la direzione dell’ottimo suo Cognato e, per dir vero, non mi dispiaceva un tale esercizio, tanto più che le Copie, che si facevano delle Scritture, e le mance de’ buoni Clienti accrescevano la mesata. Ma qual uso faceva io del danaro, che guadagnava? L’abitazione del Zio era vicinissima al Teatro di San Samuele, dove in quel tempo brillava la miglior Compagnia de’ Commedianti d’Italia, ed io sacrificava ad essi il mio picciolo tesoretto, e tutte le sere, che mi restavano in libertà, cercava1
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- ↑ Nel testo: cercando. - Ed.