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LA DONNA DI GARBO | 435 |
Rosaura. Oh, se vi troverei la maniera! Sono fatta a posta per insegnar la modestia alle donne.
Dottore. Se ella continua così, manderà in rovina la mia povera casa.
Rosaura. Pur troppo l’ambizion delle donne è la rovina delle famiglie. Ma lo comporta vostro figlio?
Dottore. Mio figlio non pensa ad altro che a giocare al lotto, e anch’egli tende alla distruzion della casa. Tutto il giorno studia le cabale, nè mai è arrivato a vincere un paolo, e non bada alla moglie, come se non l’avesse.
Rosaura. Veramente, secondo l’uso moderno, i mariti badano poco alle loro mogli. Ma in questo fanno male. Dice il proverbio, l’occasione fa l’uomo ladro; alle donne bisogna badarvi. Poverine! si maritano per quello: ora basta, non dubitate: vi prometto di farle una lezione, che la metterà a dovere senz’altro. Non vi è cosa peggiore della vanità delle mode1. Che diavolo di vergogna! ogni mese una moda nuova! ora la coda come le regine; ora il sottanino come i lacchè; ora asciutte asciutte come una fantasima, ed ora con mezzo miglio di guardinfante2. Si dovrebbero bandire gl’inventori di mode, come fomentatori dell’umana ambizione.
Dottore. (Ah si può dir di più?) (da sé)
Rosaura. Ma che vuol dire, signor padrone, così tardi andate questa mattina a Palazzo?
Dottore. Non è molto che è suonato il campanone, e poi sta mattina non ho altro che una causa sola.
Rosaura. E bene, per questa causa sola non dovete esser meno sollecito che se ne aveste dieci; il vostro avversario sarà forse ad attendervi, e per la vostra tardanza, credendovi timoroso, prenderà maggior animo. Vi ho pur inteso dir tante volte: melius est prævenire, quam præveniri
- ↑ Bettin. e Paper.: Io non posso veder cosa peggiore che la vanità delle mode. Credetemi, ho una rabbia con coleste mode, che mi vien voglia di romper la faccia a tutti i sarti, a tutti i calzolai, ed a tutte le crestaie ecc.
- ↑ Segue nelle edd. Bettin. e Paper.: Quanto stanno bene quelle che hanno i loro buoni fianchi naturali; è ben vero però, che tutto ciò che riluce non è oro, e che per lo più supplisce al difetto della carne l’ajuto della stoppa.