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430 ATTO PRIMO


Rosaura. No no, dirovvi la verità, non temete. Sappiate ch’io sono della città di Pavia, città celebre per il famoso studio di quella Università, che gareggia colle principali di Europa. Mio padre serve per bracciere a una dama di quella città, e mia madre serve di lavandaia uno di que’ Collegi. Io pure mi esercitava nell’inamidare le camicie de’ collegiali, ed appunto da ciò ebbero origine le mie sventure. Sapete che gli scolari del Collegio in Pavia hanno la libertà di girare, col pretesto di portarsi a’ pubblici studi. Ora vi dirò che uno di quelli in casa mia s’introdusse. Mi piacque il bel volto e l’aspetto di lui; ma più mi sorprese il suo bello spirito: onde poco tardai a innamorarmi di esso perdutamente; egli, secondo l’uso degli scolari, si prevalse della mia debolezza, si rese padrone del mio cuore, e di tutta me stessa. Finalmente, dopo un anno di reciproche tenerezze, cominciò a raffreddarsi l’infedele, e rallentando le visite, cambiò in complimenti gli affetti, e a poco a poco da me e dalla mia casa interamente si tolse. Considerate, Brighella, qual fosse allora il mio dolore, pensate alle smanie del tradito mio cuore: piansi, sospirai, e quasi quasi alla disperazione mi diedi.

Brighella. Poverina! (La me fa compassion!) (da sé) Ma perchè vegnir via? Perchè scappar?

Rosaura. Il giovine, terminati gli studi, partì senza nemmeno darmi un addio. Passò egli a Milano per vedere quella metropoli, prima di ritornare alla patria, ed io, risoluta di volerlo perseguitare sino alla morte, qui venni a prevenire il suo arrivo.

Brighella. Donca sto vostro amante l’è bolognese?

Rosaura. Non solo è bolognese1. Maravigliatevi, o Brighella; egli è di questa casa, in cui siamo; è figlio del signor Dottore, già vostro ed ora anche mio padrone.

Brighella. Come? El sior Florindo?

Rosaura. Appunto: Florindo è colui che mi ha ingratamente tradita.

Brighella. Ma el se attende a momenti.

  1. Bettinelli: Sì, ma non solo ecc.