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378 ATTO SECONDO


tutto in t’una volta scambiarme affatto. Sta mutazion improvvisa gh’ho paura che la me farave crepar. Un pochetto alla volta me userò. Za con siora Clarice no gh’ho bisogno de spender per adesso; se ghe dono i trenta zecchini che la m’ha da dar, la xe discreta, ghe basterà. La me userà le solite distinzion, e sto sior conte scacchio, affamà, el vederemo a batter la retirada e el metterà le pive in tel sacco. (parte)

SCENA VII.

Leandro, poi Aurelia.

Leandro. Pazienza; non mi è riuscito ritrovar Brighella. Ma se porterà al sarto la roba, egli è avvisato, e gliela farò sequestrar nelle mani. Ecco qui; mio padre se ne va altrove e lascia la bottega sola. Continua colla solita sua negligenza. Almeno avesse chiamato i giovani. Chi è di là? c’ è nessuno?

Aurelia. Chi chiamate, signor Leandro? (viene dall’interno della bottega)

Leandro. Qualcheduno che stia qui, sicchè non resti la bottega sola.

Aurelia. Si è rimesso roba che basti nella bottega?

Leandro. Abbiamo un passabile sortimento da servire anche uno sposalizio, se occorre. Molta roba era ordinata; capitò nei giorni passati ed io l'ho avuta sulla mia parola; altra mi è stata fidata da’ miei amici, che hanno avuto compassione di me.

Aurelia. Che bei drappi ci sono all’ultima moda?

Leandro. Uno fra gli altri mi par bellissimo, con poco argento, ma bene distribuito. Non costa molto, ma in opera deve riuscire assai bene.

Aurelia. Potrei vederlo? Per semplice curiosità.

Leandro. Ma voi, signora, non istate bene in bottega.

Aurelia. Ora non passa nessuno. Vedo questo drappo e me ne vado subito.

Leandro. Eccolo qui. Osservate, (le fa vedere una pezza di broccatello)

Aurelia. Veramente bello; bello, di ottimo gusto. Quanto lo venderete al braccio?