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LA BANCAROTTA 377

potete disporre di me stessa. Vi prego dunque consolarmi colla vostra presenza, assicurandovi ch’io sono e sarò sempre colla più sincera amicizia

Vostra vera1 amica
chi voi sapete.


(Cossa me andava disendo quel caro sior conte, che la se burla de mi, che no la fa più stima de mi? Se pol scriver con più sincerità, con più amor? Capisso che el conte Silvio parla per invidia, per rabbia, e giusto per farghe despetto vôi andar, vôi seguitar l’amicizia e lo voggio far desperar). Andè dalla vostra patrona, diseghe che la ringrazio e che sarò a reverirla. (al Servitore)

Servitore. Sì, signore, sarà servito. (Non mi dona niente?) (da sè)

Pantalone. Coss’è? voleu gnente?

Servitore. Avrei bisogno di comprare un poco di nastro color di rosa per un certo affare.

Pantalone. Aspettè. Questo ve serviravelo?

Servitore. Questo sarebbe a proposito. Quanto al braccio?

Pantalone. Servelo per vu?

Servitore. Per me, sì, signore.

Pantalone. Co el serve per vu, tolè la pezza e portevela via.

Servitore. Obbligatissimo alle sue grazie. (Se farà così, anche la mia padrona gli tornerà a voler bene e non dirà più male di lui, come diceva questa mattina). (da sè, e parte)

SCENA VI.

Pantalone solo.

Nissun m’ha visto a darghe quella cordella; no l’ho più da far e no lo vôi più far; ma son in impegno per causa de sior conte de farghela veder co sta donna. Fenio sto impegno, lasso tutte le pratiche e me metto a tender al sodo. No posso miga

  1. Savioli e Zatta: sincera.