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LA BANCAROTTA | 373 |
Leandro. Aspettate, galantuomo. (a Brighella, ritirando la roba) Il danaro, signore. (a Silvio)
Silvio. Ad un par mio si fanno di queste scene? quando ho detto di pagarlo, avete paura ch’io non lo paghi? quanti zecchini fanno trecento e trenta lire?
Leandro. Quindici zecchini in punto.
Silvio. E bene, quindici zecchini. (tira fuori una borsa) Prendi la roba e portala al sarto. (a Brighella)
Brighella. La possio tor? (a Leandro)
Leandro. Prendetela.
Brighella. Non occorr’altro; la porto subito. (Ancora me par impossibile che el ghe la paga), (da sè; prende la pezza e parte)
Silvio. Non ho tanto nella borsa che basti. Dopo pranzo venite da me, che sarete pagato.
Leandro. Come, signore? Ehi, galantuomo. (verso Brighella)
Silvio. Che? ardireste richiamare il mio servitore, diffidando della mia parola? (arrestando Leandro)
Leandro. I nostri patti non sono questi. Ha detto di pagar subito.
Silvio. Poche ore non guastano. Pagando oggi, vi pago subito. Non vi faccio scrivere a libro. Venite oggi da me.
Leandro. Mi perdoni; questa non è la maniera. Se verrò oggi da lei, mi farà quello che mi ha fatto per lo passato. Ci son venuto sessanta volte per riscuotere il conto vecchio, e la partita non è saldata.
Silvio. La vostra temerità meriterebbe che vi facessi correre altre sessanta volte, ma ho compassione delle vostre disgrazie, e voglio pagarvi non solo questo, ma tutto quel che vi devo di vecchio ancora. Unite i due conti insieme, e poi venite da me.
Leandro. I libri del negozio sono fuori di bottega, in mano de creditori. Per ora mi paghi questo.
Silvio. No, no, assolutamente. Voglio pagar tutto insieme. Quando avete i libri in bottega, fatemi un conto solo, e venite a riscuotere il vostro danaro.
Leandro. Mi paghi questo, signore, che ha obbligo di pagarlo subito, se ha coscienza, se ha riputazione.