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370 ATTO SECONDO


Leandro. Le donne buone fanno sempre del bene.

Truffaldino. L’è vera, ma delle donne bone se ghe ne stenta a trovar.

Leandro. No, Truffaldino, non dir così, che sei una mala lingua. È molto maggiore il numero delle donne oneste e dabbene; ma queste, siccome vivono per lo più ritirate, non figurano al mondo e da pochi son conosciute. Le cattive all’incontro, per poche che siano, si fanno scorgere facilmente, e il mondo, mal persuaso di loro, biasima il sesso senza distinguere le persone.

Truffaldino. Donca le bone le sarà quelle che vive retirade, e le cattive quelle che pratica.

Leandro. Nè meno questa distinzione è bastante per giudicare di loro. Possono le più sagge, le più discrete, le più esemplari conversare liberamente, ed è ben fatto anzi ch’esse conversino, per dare un esempio di bontà sociabile; ma per assicurarsi della bontà di una donna, vi vuol del tempo, e le cattive si conoscono presto, onde, come diceva, si crede maggiore il numero di queste che di quell’altre.

Truffaldino. Vostra madregna ela bona o cattiva?

Leandro. A me non tocca parlar di lei; è moglie di mio padre e debbo usarle rispetto.

Truffaldino. E mi che son so parente, digo e sostegno che l’è cattiva, pessima e dolorosa.

Leandro. Orsù, mutiamo discorso. Prendiamo per mano la mercanzia che vi era, e riscontriamone le misure; e della nuova, venuta ora in bottega, facciamo la separazione e il registro. Va tu nella stanza di sopra. Prima di tutto leverai la polvere che in quattro giorni sarà caduta sopra la roba, e fatto questo, avvisami, che verrò a riscontrarla.

Truffaldino. Sior sì, vado subito. (Fortuna, te ringrazio, son tornà in stato de farme onor colla mia Smeraldina. Se trovo un taio a proposito, ghe porto da far un busto. Za, se vien sior Pantalon in bottega, no passa una settimana che la se torna a serrar). (parte)