Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1907, I.djvu/407


LA BANCAROTTA 353


Truffaldino. Ghe dirò, sior, tra mi e lu passemo con confidenza; so tutti i so interessi. So che l'ha imprestà trenta zecchini a una forestiera che sta in quella locanda, e che con una polizza el ghe li ha domandai. El m’ha promesso, se la ghe li restituisce, de darme sie mesi de salario che avanzo e, per dirghela, gh’ho un poco de curiosità, perchè se tratta del mio interesse.

Dottore. Quand’è così, non ricuso di compiacervi.

Truffaldino. La me farà grazia. (dà la lettera al Dottore)

Dottore. Mi pare aver inteso dire che il signor Pantalone faceva il grazioso con quella signora, e molto abbia con lei consumato.

Truffaldino. Me par anca a mi che sia vero.

Dottore. E come ora le domanda trenta zecchini?

Truffaldino. Questi el ghe li ha prestadi; e se spera che adesso, vedendolo in bisogno, tanto più presto la ghe li abbia da restituir. Sentimo quel che la dise.

Dottore. Sentiamo.

Signor Pantalone carissimo.

Sono penetrata dalla vostra disgrazia, e mi rincresce non essere in istato di sovvenirvi. Voi dite che mi avete prestato trenta zecchini, ma io non me ne ricordo, e se ciò fosse vero, avreste di me o un obbligo o una ricevuta. Riflettete che voi siete la causa della vostra rovina e che, se aveste badato a me solamente, non vi trovereste in simile stato. Non potete dire che io sia stata la cagione dei vostri disordini, mentre in due anni che avete praticato la mia casa, sono stati maggiori gl'incomodi che mi avete recato, di quelli che per me avete sofferto. Pensate ai casi vostri, mentre io per soccorrervi non posso alterare la mia economia, e molto meno privarmi di quanto mi è necessario per comparire; e non mi tormentate con lettere, mentre una fiera emicrania mi tiene oppressa, assicurandovi ciò non ostante che sono

Vostra sincera amica
chi voi sapete.


   bb