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sedete, ed ammirabile il genio che di promoverle e di esaltarle nutrite, corrispondendo assai bene all’amorosissima cura del Padre, che di ottimi precettori vi ha provveduto, fidando le magnanime sue speranze in Voi solo, unico erede della sua casa, e viva immagine de’ gloriosi Vostri Antenati.

Sarei il più miserabile uomo del mondo, se dopo sì luminose notizie del novello mio Protettore, non conoscessi il bene che alla gloria mia ne deriva, e non tentassi almeno colle parole di manifestare a Voi, Signore, ed al mondo tutto la mia sincera gratitudine rispettosa. Ecco il motivo che io vi diceva a principio avermi guidato a scrivere questo foglio, e collocarlo in luogo ove potesse vivere lungamente agli occhi vostri e a quelli del Pubblico manifesto; non basta ch’io mi consoli con me medesimo e dica di esservi grato, ma dell’animo mio obbligato una qualche dimostrazione deggio recarvi. Per me medesimo vaglio sì poco, che l'offrirvi il mio cuore e la mia servitù sarebbe lo stesso che farvi Padrone di cosa inutile e malagurata. Grata suol essere l’oblazione de’ Figli, ed io, che d’altra natura non ne ho sortito, oltre a quelli dell'intelletto, uno di questi con lieto animo vi presento, non perchè pregievole e di Voi degno lo creda, ma perchè amor di padre fa si ch’io l’ami e mi rallegri nel consacrarvelo. Osservate, Illustrissimo Signor Conte, quanti ragguardevoli nomi onorano i miei parti, in questa edizione1 compresi; mancava il Vostro a compiere una corona alle Opere mie gloriosa, e non ho voluto per verun modo tralasciar di perfezionarla. Dovea, mi direte, di ciò avvisarvi primieramente, ma della Vostra modestia mi hanno bastantemente parlato per dubitare ch’Ella mi contrastasse un tal dono, ed ho voluto essere audace nel prevenirla, fidandomi poscia nella Vostra bontà, la quale, se prima del fatto potea trovare argomenti da dissuadermi ora non saprà del coraggio mio condannarmi. Quattr’anni ormai sono2 che nutrisco un tal desiderio e che lo tengo nell' animo mio celato per cotal fine, giacchè pari tempo veggo a mia vergogna essere corso, da che diedi principio ai dieci Tomi3 in molto minor tempo promessi, ma feci già le

  1. La presente lettera fu stampata nel t. X della edizione Paperini di Firenze.
  2. L’autore scrive nell’anno 1757.
  3. Della ed. Paperini.