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306 ATTO TERZO


ha magnà co fa un lovo, senza mai alzar i occhi dal piatto, e in ultima el m’ha fatto un brindese per carità.

Trappola. Gli volevo parlar del grano....

Momolo. Gh’ho altro in testa adesso, che sentir a parlar del formento.

Trappola. Volevo dire che ho trovato il compratore.

Momolo. L’ave trova el comprador?

Trappola. Si è misurato, e siccome dei cento staia....

Momolo. Adesso no gh’ho testa da sentir a discorrer de interessi; co l’averè vendù, parleremo.

Trappola. L’ho venduto.

Momolo. Sì? bravo. Dove xe i bezzi?

Trappola. Ne ho qui con me una porzione.

Momolo. Via, demeli.

Trappola. Ma facciamo un poco di conto.

Momolo. Adesso no gh’ho tempo de far conti1. Deme qualcossa, tanto che no sia senza bezzi, e pò stassera, o domattina faremo i conti.

Trappola. Se vuole intanto dieci zecchini....

Momolo. Via, deme diese zecchini.

Trappola. Eccoli, e poi vedrà il conto. (gli dà il danaro)

Momolo. I sarà boni per sta sera alla festa da ballo, se vegnisse occasion de zogar; si ben che mi no zogo, ma delle volte qualchedun che ha perso i bezzi, domanda qualcossa in prestio, e me piase far servizio, co posso.

Trappola. E poi quando hanno ricevuto il servizio, non restituiscono il danaro, e si perdono ancora gli amici.

Momolo. Oh, con quanti che la me xe successa cussì! Ma no importa, co dono, m’ingrasso; za spero che se farà sto aggiustamento, e diese zecchini più, diese zecchini manco, sarò sempre l’istesso.

Trappola. Così penso ancor io. (E per questo mi prendo il mio bisogno senza riguardi; di già il suo lo vuol gettare così). (da sè)

Momolo. Stassera faremo sta festa. Fe pulito; vardè quel che manca, e spendè quel che occorre.

  1. Così Zatta; Paperini ha conto.