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IL PRODIGO 279


Trappola. Non permetterò mai... Fate così, tenetele per pagar la fattura della vesta e del busto.

Colombina. Ho parlato col sarto, e mi ha detto che per la fattura della vesta e del busto non vi vogliono meno di sei ducati: onde vedete che queste dieci lire non servono; perciò ve le restituisco, e quando potrò, farò lavorare il sarto per me, e pagherò i sei ducati della fattura.

Trappola. Non lo farà per meno di sei ducati?

Colombina. Può essere qualche lira meno.

Trappola. Non lo farebbe per trentadue lire in tutto?

Colombina. Certamente lo dovrebbe fare.

Trappola. Dieci ne avete...

Colombina. Ma se non le voglio!

Trappola. Dunque non prendereste un altro zecchino per far colle dieci le trentadue da pagare il sarto?

Colombina. Danari per tenere come danari, io non ne voglio, ma quando poi si tratterà di doverli impiegare in cosa di vostro piacere, non sarò così indiscreta di ricusare le vostre grazie.

Trappola. Colombina mia, non vedo l’ora che siate mia moglie. (senza tenerezza)

Colombina. Perchè?

Trappola. Perchè se voi ed io ci mettiamo d’accordo intorno ad una famiglia, la spoglieremo con buonissima grazia.

Colombina. Non vorrei che credeste...

Trappola. Che ho da credere? Credo quello che mi giova di credere. Eccovi un altro zecchino.

Colombina. Se lo prendo, lo prendo per non parere ostinata.

Trappola. Ed io ve lo do di cuore, perchè vi stimo, perchè vi amo e perchè spero... Basta, per ora non mi posso trattenere in questo discorso, ne parleremo stassera. Intanto ho bisogno dell’opera vostra in una cosa di mia premura.

Colombina. Comandatemi pure con libertà.

Trappola. Conoscerete anche da questo, se ho della confidenza in voi, mettendovi a parte de’ miei interessi. Prendete queste due chiavi; questa è quella del granaio del padrone, e questa è del granaio mio. Fintanto ch’io vado per ordinar varie cose