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278 | ATTO SECONDO |
Momolo. E che la cena sia magnifica, e la festa abbondante de cere e de rinfreschi. Trovè quanti sonadori se pol trovar; spedì una peota a Venezia; invidè da parte mia quanta zente se pol aver, alta e bassa, de tutti i ordeni, e che se daga da cena a tutti. Podè far tre tole, con tre ordeni de persone, e pò so che se de bon gusto; in tutto e per tutto me rimetto a vu.
Trappola. Per quel ch’io sento, vuol che vada il granaio in una sera sola.
Momolo. Vaga el graner, vaga la casa e i coppi1; co son in tun impegno, me preme de farme onor, e pò vegnirà el Dottor Desmentega, e gh’averemo i campi, e Momolo gh’averà dei bezzi, e missier Trappola farà el recipe e la ricetta, e col cordial dei zecchini staremo allegri nu, e i nostri amici, e le nostre macchine, e che tutti goda. (parte)
SCENA II.
Trappola, poi Colombina.
Trappola. E che tutti godano, e chi non profitta suo danno. Io farò certo la parte mia, e se entreranno in casa i campi contenziosi...
Colombina. Oh, signor fattore, ho fatto meglio i conti delle spese ch’io debbo fare, e del danaro che mi avete favorito; e per dire la verità, trovo che... (trattenendosi di dire)
Trappola. Che vi manca qualche altro ducato.
Colombina. Oh certo! Credete voi, se mi mancasse qualche altro ducato, che verrei a dirvelo? Non sarei tanto ardita, mi parrebbe una sfacciataggine; anzi volevo dire che mi avanzano dieci lire, e siccome quello che voi mi avete dato, me l’avete dato affine ch’io abbia le cose che abbiamo detto, e non altrimenti, così voglio restituirvi le dieci lire...
Trappola. Oibò, tenetele: io non guardo a queste picciole cose.
Colombina. No, certo, non le voglio tenere; eccole qui, sono vostre, e le dovete ricevere.
- ↑ Coppo: tegolo.