mal costume, avea bisogno più d’ogni altra di correzione. La donna, che si conduce in villa a ritrovare il Prodigo, era donna di mal costume, e i due, che l’accompagnavano, due personaggi di cattivo esempio. Momolo avea delle mire inoneste, dicea delle cose lubriche, in somma ho ritrovato questa mia (in un tal genere) una commedia cattiva. Quanto son contento di averla ridotta com’è, altrettanto mi pento di averla fatta com’era, e già che ho la consolazione in presente di veder le opere mie dalle oneste e religiose persone approvate, così desidero che tutto il mondo si scordi delle primiere mie leggierezze, e ne domando sinceramente il perdono. Così, se per l’avvenire sfuggisse dagli occhi miei, o da quelli degli accuratissimi revisori, qualche cosa meno innocente, protesto che ciò non sarà fatto mai con malizia; ma se poi la malizia appunto degli uomini vorrà convertire in veleno le cose più indifferenti, la colpa sarà di loro soltanto, poichè da ogni parola, da ogni atto si può formare un senso stravolto, con una falsa interpretazione. Cambiato ho il titolo parimenti alla presente Commedia. L’intitolai, allora ch’io la composi da prima: Momolo sulla Brenta. Questo è un titolo che non significa niente, ne dà il carattere del Protagonista. Il Prodigo è il suo vero titolo, tale essendo il personaggio di Momolo, che per occasione della villeggiatura ritrovasi sulla Brenta. Pochi saranno gli stranieri, anche da noi lontani, che non sappiano essere la nostra Brenta un delizioso fiume, che guida dalle lagune alla città di Padova, lungo le di cui rive sono sì frequenti i palazzi, i giardini e le piacevoli villeggiature, che nulla può desiderarsi in tal genere di più magnifico e di più dilettevole. Là corrono tutti in certi tempi al divertimento della campagna. Molti fanno più di quello che possono, e partono rovinati; il che non solamente accade sulla Brenta nostra, ma in più lontani paesi ancora, e in più remote villeggiature.