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L'UOMO DI MONDO 231


SCENA XII.

Camera in casa del Dottore.

Eleonora, Beatrice, Silvio, il Dottore.


Dottore. Ecco, signor Silvio, dugento zecchini che ho riscosso per lei dal mercante, ancorchè non sia spirato il giorno della cambiale.

Silvio. Sono tenuto alle vostre grazie. Mi stava sul cuore un impegno di trenta zecchini; ho piacere di poter comparire.

Beatrice. Signor Silvio, badate bene di non giuocare.

Silvio. Non vi è pericolo. Già che la sorte ci fa godere una sì gentil compagnia, voglio che il resto del carnovale ce lo godiamo in Venezia con buona pace.

Eleonora. Sì, caro signor Silvio, siate compiacente colla signora Beatrice, che ben lo merita.

SCENA XIII.

Ottavio e detti, poi Momolo.

Ottavio. Signori, compatite, se vengo innanzi.

Dottore. In questa casa, che vuole Vossignoria?

Ottavio. Ho ricevuto un affronto dal signor Momolo e ne pretendo soddisfazione.

Dottore. Egli non abita qui, signore.

Ottavio. Ma so che ci viene frequentemente; però il rispetto, che ho per voi, mi fa far questo passo, altrimenti mi prenderò io stesso quelle soddisfazioni che mi competono.

Momolo. E Momolo xe capace de dar ve sodisfazion in ogni maniera; ma se penserè meggio alle cosse passade, vederè, sior Ottavio, che quel che avè ricevesto, ve l’avè merità. Vu avè trovà do omeni per farme far un insulto; se lo riceveva, toccava a vu a sodisfarme. Me xe riussio de valerme delle vostre arme istesse per vendicarme; cossa podeu pretender da mi?