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208 | ATTO SECONDO |
Dottore. Senz’altro, ci hanno da favorire.
Silvio. Così è, signora Beatrice, egli mi ha obbligato ad accettar le sue grazie.
Beatrice. È una fortuna ben grande ch’io possa godere una sì amabile compagnia. (verso Eleonora)
Eleonora. Avrete occasione di compatirmi.
Dottore. Voleva io che favorissero a pranzo, ma dice il signor Silvio che hanno gente a disnar1 con loro.
Beatrice. Sì, certo. Aspettiamo un signore.
Eleonora. Non potrebbe venir con loro?
Dottore. È forastiere quegli che aspettano?
Silvio. Non signore, è veneziano.
Eleonora. Tanto meglio.
Beatrice. Eccolo per l’appunto.
SCENA XV.
Momolo e detti.
Momolo. Animo, putti. Mette su i risi. (entrando parlano verso la scena)
Eleonora. (Cieli! qui Momolo?) (da sè)
Momolo. Patroni. Le compatissa... Cossa vedio? Sior Dottor? Siora Leonora?
Beatrice. Li conoscete dunque.
Momolo. Se li cognosso? e come! Sior Dottor xe el più caro amigo che gh’abbia, e siora Leonora xe una patrona, che venero e che rispetto. (con tenerezza)
Eleonora. Il signor Momolo si prende spasso di me.
Beatrice. (Alle parole e ai gesti parmi che fra di loro vi sieno degli amoretti. Mi dispiace un simile incontro). (da sè)
Silvio. Ho piacere, che siensi ritrovate insieme da noi persone che si conoscono e sono in buona amicizia. Il signor Dottore e la signora Eleonora possono favorire di restar a pranzo con noi. Che dice il signor Momolo?
- ↑ Zatta: pranzar.