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L'UOMO DI MONDO 201


SCENA IX.

Truffaldino, poi il Dottore.

Truffaldino. Quanto tempo che l’è, che vado studiando la maniera de viver senza far gnente. L’ho pur trovada.

Dottore. Galantuomo.

Truffaldino. Signor.

Dottore. Volete venire a portare un sacco di farina?

Truffaldino. A mi portar farina? Saviu chi son mi?

Dottore. Non siete voi un facchino?

Truffaldino. Ve ne mentì per la gola. Son un tocco de fradelo de una ballarina. E a mi se me porta respetto, e feme grazia, sior Dottor, de dir a sior Lucindo vostro fiol, che in casa mia noi staga mai più a vegnir, che no l’ardissa de far l’amor con Smeraldina mia sorella, ne de dir de volerla sposar, perchè una ballarina no se degna de un spiantà de la so sorte, e chi vol vegnir in casa nostra, le vol esser doppie e zecchini. (parte)

SCENA X.

Il Dottore solo, poi Silvio e Brighella.

Dottore. Amico, amico, sentite... Come! mio figlio va in casa di sua sorella? L’amoreggia? Parla di sposarla? A tempo costui mi ha avvertito. Ci troverò rimedio. Povero disgraziato! in casa di una ballarina? Starebbe fresco; non basta un anno quello che io ho guadagnato in dieci.

Brighella. Eccolo là, quello l’è el sior Dottor, che la cerca. (a Silvio)

Silvio. Vi ringrazio; non occorre altro. (a Brighella)

Brighella. Servitor umilissimo. Vado a parecchiar el disnar. (parte)

Dottore. Come si precipita la gioventù! Ma sarà mio pensiere...

Silvio. Servitor, mio signore. (al Dottore)

Dottore. Servitor umilissimo.

Silvio. Favorisca vedere, se questa lettera viene a lei. (dandogli una lettera)