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190 ATTO SECONDO


Dottore. Ma non mi dite che vi ha dato qualche segno di benevoglienza1?

Eleonora. È vero; coll’occasione ch’egli veniva alla conversazione da noi...

Dottore. Ecco dove ho mancato io. Non doveva lasciar venire un giovinotto in casa. Ma n’ha la colpa Lucindo.

Eleonora. Il signor Momolo per altro non si può dire che non sia giovane assai civile e modesto.

Dottore. Ma pratica in certi luoghi, che non gli fan molto onore.

Eleonora. È la gioventù che glielo fa fare.

Dottore. Oh basta, vedo che ne sei innamorata; e se mi parerà che voglia assodarsi, e che veramente ti voglia bene... Eccolo appunto; l’ho mandato a chiamare ed è venuto immediatamente.

Eleonora. Se non mi volesse un poco di bene, non ci sarebbe venuto.

Dottore. Ritirati, e lasciami parlare con lui.

Eleonora. Obbedisco. (parte)

SCENA II.

Il Dottore e Momolo.

Dottore. Vorrei pur liberarmi dal peso di questa figliuola, per poter dar moglie a Lucindo e levarlo dalle male pratiche.

Momolo. Servitor umilissimo, sior Dottor mio patron.

Dottore. Servo del signor Momolo. Scusate, se vi ho incomodato.

Momolo. Patron sempre. Son qua a ricever i so comandi.

Dottore. Deggio farvi un’interrogazione per parte di un amico mio, che poi vi dirò chi egli sia. Ditemi in tutta confidenza, siete voi disposto a voler prender moglie?

Momolo. Mi maridarme? Dificilmente.

Dottore. Ma perchè mai? Siete solo, siete giovane, benestante, perchè ricusare2 un accasamento, che torni comodo alla vostra costituzione?

  1. Ed. Savioli: benevolenza.
  2. Zatta: ricusate.