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162 | ATTO PRIMO |
Ludro. (Voi veder de introdurme con sti forestieri, per veder de beccolara qualcossa, se posso). (da sè)
Truffaldino. Quant me vulì dar a portar sto baul? (al Gondoliere)
Gondoliere. Cossa serve? Avè da far con dei galantomeni.
Silvio. Accordatelo voi. Noi non siamo pratici del paese.
Beatrice. Questo star sulla strada non mi accomoda. In altri paesi vengono i camerieri delle osterie a ricevere i forestieri. Qui non si vede nessuno.
Ludro. Comandele che le serva? che chiama mi i omeni della locanda?
Silvio. Mi farete piacere. Ma ditemi, è buono l’albergo? trattano bene?
Ludro. Veramente nol xe dei meggio de sto paese; ma el patron l’è un bergamasco, galantomo, mio amigo, che anca a riguardo mio ghe userà tutte le attenzion imaginabili per ben servirle. Le servo subito. O de casa! (Batte alla locanda). (Brighella me darà el mio utile, se ghe meno sti forestieri). (da sè)
Brighella. Chi batte? Oh si vu, missier Ludro?
Ludro. Son mi. Ve consegno sti do forestieri, e ve raccomando trattarli ben, perchè i merita, e perchè me preme.
Brighella. Farò el possibile per ben servirli. I sarà, m’immagino, marido e moglie.
Ludro. Senz’altro. Ste cosse no le se dimanda. Un letto solo, non è vero? (a Silvio)
Silvio. Siamo marito e moglie; un letto solo ci basta, ma almeno due camere sono necessarie.
Ludro. Certo, do camere. Una per dormir, l’altra per ricever. A sto zentilomo bisogna darghele; bisogna servirlo ben.
Brighella. La resta servida.
Silvio. E circa il prezzo.....
Ludro. La lassa far a mi; Brighella xe un omo discreto, e quel che nol fa per mi, noi farà per nissun. Sta zentildonna no sta ben in strada; che la resti servida.
Beatrice. Andiamo dunque. (a Silvio)
Silvio. Entrate col locandiere, che ora vengo; ho da far portare la roba, ho da pagare la gondola.
- ↑ Buscarsi.