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allontanarmi per qualche tempo dalla mia patria, con idea di passare per Modona, provvedermi colà de’ modi di continuar il mio viaggio, e portarmi a Genova per tentare personalmente di ottenere grazia o giustizia. Scrissi ai Collegj Serenissimi ch’io era in necessità d’intraprendere un viaggio, li pregai di accordarmi di mettere alla mia carica il Sostituto che ho nominato; me l’accordarono, e mi disposi a partire in compagnia della mia diletta Consorte, indissolubile compagna in tutte le mie avventure.

Varie dicerie ha prodotto la mia partenza. I più maligni mi han creduto fuggitivo e fallito. Sapevano alcuni ch’io, in virtù di una Procura di sostituzione fattami dall’Imer, come Procuratore instituito dal Signor Francesco Maria Berio di Napoli, suo Cognato, aveva riscosso in Zecca la somma in circa di Ducati mille e cinquecento correnti, e si credevano ch’io fossi partito debitore di questa somma. Posso smentire quest’indegna malignità con due ricevute, una de’ Signori Lambro e Simon Fratelli Maruzzi di Ducati 620; e l’altra dell’Imer medesimo per intiero saldo di detta somma, detratte le spese. Al prezzo di due tabacchiere d’oro trafugatemi in Venezia, e spettanti al Cavalier Genovese, ha supplito immmediatamente il Signor Agostino Connio mio Suocero; ed a que’ debiti onesti e civili, ch’io aveva in Venezia, ho supplito col tempo, col sagrifizio delle povere mie sostanze. Ogni uomo di onore dee render conto al Pubblico della sua condotta. Io particolarmente, che mi espongo a scrivere la mia vita, deggio garantirmi da quella malignità, che mi ha perseguitato vivente e che non cesserà di oltraggiarmi dopo la mia morte. Non ho altra eredità da lasciare a’ miei Nipoti, che quella riputazione che mi hanno acquistata le mie fatiche. Desidero lasciarla loro purgata da ogni macchia, per quanto posso, e fornisco loro le armi per ribattere la calunnia e la maldicenza.

Abbracciata dunque mia madre e mio fratello, montai colla Moglie nella barca del Corrier di Bologna, per di là poscia passare a Modona. Giunto in Bologna, mi trattenni colà qualche giorno. Gl’Impresari di que’ Teatri vennero a ritrovarmi alla locanda dov’era. Mi chiesero qualche cosa del mio. Qualche cosa


lor