Principe, sottoscritte da que’ tali Ministri, che sempre sul proposito ragionavano, mettendo in vista quelle somme grandiose di danaro, che dovevano di giorno in giorno arrivare. Mostrava l’altro carteggio co’ suoi emissarj sparsi qua e là per que’ paesi, dove si dovevano ingaggiare i soldati, e tutti ad un tratto dovevano unirsi uomini, armi, munizioni e danari. Mio Fratello aveva già avanzato di posto, doveva essere il primo Capitano, ed era per me riserbato l’utile ed onorevole impiego di Auditore del Reggimento. La mia situazione d’allora mi faceva desiderare che tutto ciò si verificasse. L’impegno nel quale mi metteva il mio Consolato, e l’impossibilità di sussistere senza gli appuntamenti mi faceano prestar orecchio alle belle lusinghe; ma pure non cessava di dubitare e credere il Colonnello un impostore, e continuava a trattarlo unicamente per vivere in pace con mio Fratello.
Ma allor che vidi de’ Soggetti assai riguardevoli per nascita e per fortuna, de’ Mercatanti di credito, de’ Ministri ancora, credere alle sue parole, alle sue lettere, alle sue patenti; riconoscere per vere le sottoscrizioni e i sigilli, ed accettare gl’impieghi, che egli distribuiva, e somministrargli e trattar secolui del vestiario; quando vidi delle munizioni e delle condotte, il Medico, il Cappellano, i Vivandieri, i Provvigionieri tutti stabiliti, accordati ed in buona fede, cedetti anch’io alla credenza comune, e mi lasciai cavar di mano qualche somma considerabile di danaro: cosa che mi sconcertò all’estremo, e mi gettò in un mare di confusioni. Durò per qualche mese la favola; e quando, stanchi tutti di attendere l’ultima risoluzione, dovea questa verificarsi, sparì il Colonnello, e tutti restarono nella stessa maniera impiegati. Era una bella consolazione per me vedermi accompagnato da sì bel numero di gente di buona fede; ed era un bel conforto per tutti noi il rammentarci l’uno l’altro i sigilli, le sottoscrizioni, le firme, accordando per gloria dell’Impostore, ch’egli era espertissimo nell’imitazione dei caratteri e delle impronte per giustificare in qualche maniera la dabbenaggine, con cui ci lasciamnmo ingannare. Ecco l’argomento della mia Commedia, che ha per titolo l’Impostore, e che sarà la seconda di questo Tomo, nella quale ci ho fatto