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passo ardito non si poteva sperar di ottenere quel che ho ottenuto. Gli si trovarono danari, gioje ed altri effetti di prezzo.

Consegnai pontualmente il denaro al Signor Santino Cambiaso, Nobile Genovese e ricco Mercatante in Venezia.

Ciò mi fece del merito verso il Principe ch’io aveva l’onor di servire, ed ebbi una ricompensa assai generosa dal Cavalier creditore. Ma certi effetti preziosi, che mi furono con arte levati di mano, mi esposero a fastidj notabili e sforzi dolorosi per ricuperarli.

Lo stato mio declinava; ridomandai con più calore l’assegnamento alla carica ch’io sosteneva, ed ebbi qualche lusinga che l’avrei ottenuto.

Giunse in questo frattempo in Venezia la Compagnia de’ Comici di San Samuele, e cominciò le sue recite. Si mantenevano ancora in qualche credito gl’intermezzi; e perciò composi una Operetta buffa per Musica, intitolata la Contessina, la quale riuscì a maraviglia. Osservai recitare la Baccherini Servetta; e mi piacque il suo spirito e la sua maniera; e quantunque non fosse che principiante, vidi che, bene istruita ed ajutata da qualche buona Commedia, poteva figurare assai bene.

Questa era una giovane più bella e non meno scaltra della Passalacqua. Si accorse ch’io aveva per lei qualche stima, ed impiegò tutta l’arte per guadagnarmi. Io era allora ammogliato, e il dover d’uomo onesto e di buon Marito mi obbligava a pensare e a condurmi diversamente; ma ciò non m’impediva, che ne’ Comici miei lavori non distinguessi quella persona che più mi piaceva; e divisai di formar questa donna secondo il sistema ch’io aveva in capo, e che non aveva ancora potuto a modo mio soddisfare. Tutte le Servette de’ Comici erano in una specie di obbligazione di rappresentare la Serva Maga, lo Spirito Folletto ed altre simili Commedie dell’Arte, nelle quali la Servetta, cambiando di abito e di linguaggio, sostiene varj differenti Personaggi e caratteri; ma vi vorrebbe realmente quell’arte magica, che si fìnge in tali Commedie, per sostenerli con verità e ragione; e ordinariamente


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