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L'AUTORE
A CHI LEGGE.
(Tomo XVI)
ONTENTO, contentissimo di aver principiato a metter mano ai caratteri, e assicurato dalla Compagnia, ch’era in Terraferma a passar la Primavera e l’Estate, che il Momolo Cortesan avea piaciuto fuori, come in Venezia, stava già preparandone una seconda, quando venne a distrarmi un affar totalmente diverso.
Il Signor Cristoforo Pizzioli, degnissimo Cittadino, buon amico e buon galantuomo, venne a ritrovarmi in casa, e con giubbilo e cordiale amicizia mi disse, che i Nobil Uomini Fratelli Lion Gavazza Patrizj Veneti, e Feudatarj di Sanguinetto avevano avuto molte lamentazioni di quegli abitanti contro il loro Vicario: che lo credevano onesto, e lo desideravano innocente; ma che per render giustizia alla verità e soddisfare1 que’ Popolani, volevano andar sopra luogo, formar una spezie d’inquisizione, processare il Ministro accusato, assolverlo, o condannarlo; e che avendo bisogno d’un Assessore pratico non solo del Criminale, ma conoscitore del mondo, capace di scoprire la verità, senza passare per tutte le tediose e cavillose difficoltà del Foro, avevano posti gli occhi sopra di me, e mi pregavano di accettare.
Frattanto che l’amico Pizzioli mi narrava il fatto, e mi dipingeva il carattere amabile e generoso di que’ due Cavalieri, ed esaltava l’importanza ed i privilegi di quel feudo antico ed insigne, pensava fra me medesimo, come mai in una Città sì abbondante di persone di merito in tal mestiere avessero prescelto me, che dopo la Cancelleria di Feltre non avea più veduto una carta di Criminale; e riflettendo che voleasi un uomo conoscitore del mondo, affè, dicea fra me stesso, la mia Commedia mi fa passar per politico. Accettai l’onorevole offerta, andai a ringraziar l’Eccellenze loro; stabilirono il giorno della partenza, e si andò ad eseguire l’inqui-
i | sizione. |
- ↑ Testo: sottisfare. - Ed.