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Poichè nessun autografo resta, si può dire, delle commedie, è facile intendere dal nostro racconto quali antiche stampe, poste a confronto, serviranno alla ristampa presente: chi poi voglia di queste e d’altre edizioni del Settecento particolari notizie, consulti la preziosa Bibliografia goldoniana di A. G. Spinelli (Milano, Dumolard, 1884). Poco o niente utili ci saranno le raccolte dell'Ottocento: sapremo invece trarre profitto dalla pubblicazione di sparsi capolavori, che egregi uomini curarono e illustrarono.

Di gravissima preoccupazione fu per noi la grafia goldoniana. Forse qualcuno avrebbe desiderato una veste, per dir così, più moderna: ma nemmeno oggi è possibile per mezzo dei segni rappresentare la vera pronuncia, nè fu ancora fissata per gli anni che verranno la legge del dialetto e della scrittura. Ut silvae foliis.... Non si deve credere che il Goldoni, uomo straricco di buon senso, sebbene non fosse filologo nè grammatico, si abbandonasse al mero capriccio e non obbedisse piuttosto a una sua norma naturale, sia che desiderasse accostarsi per la trascrizione alla forma che diciamo toscana, a fine di riuscire d’intelligenza più facile ai lettori, sia che volesse più semplicemente seguire l’uso quasi costante degli scrittori veneziani: certo fra le varie edizioni da noi ricordate, per uno spazio di ben quattro decenni, non si riscontrano a tale rispetto differenze gravi. Resti dunque il glorioso commediografo custode dell’antica tradizione, com’egli fu l’ultima gran voce della Repubblica di S. Marco.

Per preparare l’animo dei lettori a meglio godere l’opera goldoniana, qual più degna introduzione delle