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mia dilettissima Consorte, mi pare fatta secondo il mio cuore, e mi accesi per lei di un amore il più tenero e il più rispettoso. Dopo l’avventura mia della Serenata non avea più pensato a maritarmi, e mi pareva la libertà il migliore stato del mondo. Questa saggia fanciulla mi risvegliò nell’animo un nuovo pensiere. La vita ch’io menava fra Comici, mi parve pericolosa. Quel che mi era accaduto, mi facea temere di peggio, e giudicai che per sottrarmi da un matrimonio cattivo, non vi era niente di meglio che il contrattarne uno onorevole. La vista comoda e giornaliera delle finestre aumentava di giorno in giorno il mio fuoco, e mi confermava nel mio progetto, dimodochè, assicurato della disposizione della Fanciulla, non tardai a parlarne io medesimo all’onorato suo Genitore, il quale aggradì civilmente la proposizione, ma prese tempo a rispondere. Io era colà Forestiere, arrivato a Genova con una Compagnia de’ Comici; capivasi, ch’io non era della loro estrazione; i miei componimenti mi distinguevano da quei che li recitavano; ma ciò non bastava per determinare un Padre prudente ad accordare la figlia ad un uomo incognito. Compresi la sua intenzione; gli accordai tutto il tempo, e gli diedi i mezzi per prendere le necessarie informazioni del mio carattere e de’ miei costumi. Scrisse e fece scrivere il Signor Connio da varie persone a Venezia; tutte le informazioni vennero per me avvantaggiose, mi rese giustizia, e mi promise la Figlia. E convenuta la dote e sottoscritto il contratto, fu stabilito il giorno degli Sponsali. Era qualche tempo, ch’io non istava ben di salute; la sera stessa che il Parroco di San Sisto ci sposò in casa del Signor Connio mio Suocero, io aveva la febbre, e la mattina seguente, andati a riconoscer la Chiesa, fui obbligato a ritirarmi per qualche minuto nella Sagrestia, per rinvenire da una specie di svenimento.

Qual dispiacere in una giornata che doveva essere d’allegria, per me, per la Sposa, e per li congiunti? Voleva dissimulare, volea nascondere il male, ch’io mi sentiva. Mi sono aiutato con cioccolato, ova fresche, e vino di Monferrato. Al pranzo ho resistito passabilmente, e non ho mancato di coricarmi la sera colla mia sposa. La notte la febbre si raddoppiò, e la mattina si è manifestato


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