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lora attentamente la scena; raccolgo il sentimento dell’aria cantabile, e ne faccio una d’azione, di passione, di movimento. Gliela porto, gliela faccio vedere, tiene colla dritta il breviario, colla sinistra il mio foglio, legge piano; e finito di leggere, getta il breviario in un canto, si leva, mi abbraccia, corre alla porta, chiama la Signora Annina. Viene la Signora Annina, e la Signora Paolina sorella: legge loro l’arietta, gridando forte: l’ha fatta qui, qui l’ha fatta, l’ha fatta qui; e nuovamente mi abbraccia, e mi dice bravo, e sono diventato il suo Caro, il suo Poeta, il suo Confidente, e non mi ha più abbandonato. Ho poi assassinato il Dramma del Zeno quanto e come ha voluto. L’Opera è andata in iscena, ha incontrato; ed io terminata la Fiera dell’Ascensione mi sono portato a Padova, dov’era l’Imer e la Compagnia, a passar magramente in quell’anno la stagion della Primavera.


L’AU-