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musica, il di cui stile facile e chiaro era bene adattato al bisogno di quelli che doveano rappresentarla.

Finalmente andò sul Teatro il mio Bellisario, Fu sì grande, fu sì strepitoso l’incontro, ch’io ne rimasi stordito, e fu quella la sola notte, che senza malattia di corpo non mi fu possibile di prender sonno. La mia consolazione era estrema: non ne era avvezzo, e mi pareva un sogno. Tutti i Commedianti mi si affollarono intomo; mi accompagnarono, o mi portarono a casa, e l’Imer piangeva di tenerezza, e la sua famiglia esultava, e la vezzosa Marianna mi rendea piacevole il mio trionfo. Io avea composta quell’Opera con piacere e con attenzione; ma non mi lusingava di tal riuscita. Sapeva benissimo che a fronte delle buone Tragedie Italiane e delle eccellenti Tragedie Francesi la mia non poteva meritare gran lodi. Io non sono mai stato, nè prima, nè dopo, elegante versificatore, specialmente nello stile eroico: ho avuto della facilità, della naturalezza, e nel tragico vi vuol dell’elevazione; eppure malgrado i miei versi, più famigliari che sostenuti, la Tragedia è andata alle stelle. Piacque in essa l’interesse, la verità e la condotta. Io faceva parlare l’Imperatore ed il Capitano, come parlano gli uomini, e non col linguaggio degli eroi favolosi, al quale siamo avvezzati dalle penne sublimi de’ valorosi Poeti. Volendo io esprimere un sentimento, non ho mai cercato il termine più scelto, più elegante, o sublime; ma il più vero ed il più esprimente. Veduto ho per esperienza, che la semplicità non può mancar di piacere. Non intendo, quando dico semplicità, di far parlare un Imperatore, come parlerebbe un Pastore; ma intendo di non far parlare i sovrani, uomini come noi, con un linguaggio incognito alla natura. Per dire la verità gli Attori contribuirono infinitamente alla riuscita dell’opera, e le parti erano bene distribuite. Il mio Casali era fatto apposta per il carattere di Giustiniano, e sostenea egregiamente quel Personaggio, grave, intelligente ed umano. Teodora Imperatrice, vana, superba e feroce non potea esser meglio rappresentata: la Bastona la sostenea a maraviglia, e s’investiva sì bene di quel carattere odioso, che più e più volte i Gondolieri, ch’erano nel Parterre, la caricavan d’ingiurie, ch’erano insulti alla


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