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fiutare (tanto più che doveva rendere i sei al zoppo di Brescia), e restai a Verona, fin che la Compagnia ci restò.

Nel tempo ch’io colà mi trattenni, non istetti in ozio. Lavorai un nuovo intermezzo in tre Personaggi e in tre parti, intitolato la Pupilla. Seppi, e m’accorsi io stesso, che l’Imer vedea volentieri e con qualche passione una bella Vedova, giovane, che era la seconda Donna della Compagnia e chiamavasi Giovanna Casanova, detta Zanetta, o la Buranella, perchè era nativa dell’isola di Burano. Seppi e m’accorsi altresì, che il galant’uomo, di età molto maggiore alla giovane, era di lei geloso, onde accomodai l’intermezzo sul fatto istorico di questi due Personaggi. L’Imer il Tutore geloso; Zanella la Pupilla insidiata. Eravi nella Compagnia la brava Agnese Veneziana, Moglie di Pietro Amurat, armeno, conosciuta col nome di Agnese delle Serenate, quella stessa che cantò la fatale mia Canzonetta in Venezia, in quella Serenata di cui ho parlato nel Tomo decimo. Mi servii di questa cantante di Serenate, divenuta attrice, per rappresentare in abito d’uomo, in questo intermezzo, l’Amante insidiatore della Pupilla ed il persecutore del Tutore. S’accorse il bravo Comico della burla, ma l’approvò, perchè l’intermezzo gli piacque, e non dispiacevagli di far all’amor sulla Scena con quella persona, con cui facevalo in casa, e di cui non aveva sempre a lodarsi.

Finalmente arrivato il tempo che i Comici dovean passare a Venezia, per riaprire il loro Teatro, al tempo solito, ch’è ordinariamente nella prima settimana di Ottobre,1 l’Imer mi offerse un posto nel suo calesso, e andiedi anch’io a Venezia, provveduto intanto del Bellisario e della Pupilla. Si vedrà nel Tomo seguente il mio ingresso e la mia riuscita, e parlerò di quella persona per la quale aveva io abbandonato la Patria e la professione dell’Avvocato.


L’AU-
  1. Nel testo c’è punto fermo. - Ed.