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til'uomo di camera. Non tardò molto però mio Fratello ad annojarsi anche di questa situazione, che aveva essa pure i suoi spini, Quant’era il Signor Residente generoso e gentile, era altrettanto delicato, e qualche volta difficile, e la dilicatezza dell’uno e l’imprudenza dell’altro fecero sì, che mio Fratello fu obbligato di andarsene, ed io, che quantunque condannassi la condotta di mio Fratello, non potea dissimulare il dispiacere di vederlo partire, discapitai non poco nell’animo del Signor Residente, il quale cominciò d’allora a guardarmi con occhio men favorevole, e l’avventura, che ora sono per raccontare, gli servì di motivo per privarmi affatto della sua grazia.

Venne a ritrovarmi un giorno quel bravo zoppo, che passava per lo Zio della mia bella Compatriotta, e dissemi, che partitasi ella da Milano per ritornare in Venezia, passata era per Crema, unicamente per rivedermi. Ricevei con giubbilo una tal nuova. M’informai del suo alloggio. Lo Zio m’invitò seco a cena; accettai, ed aspettava la sera con impazienza. Due ore dopo, mi chiama il Signor Residente, e mi consegna un manifesto di una delle Potenze allora belligeranti, e come quello scritto era cosa nuova, e speditagli con segretezza, me ne ha ordinata la copia per la mattina seguente, per ispedirlo a Venezia. Lo presi, promisi di farlo, ma restai brutto, quando vidi ch’era di cinque fogli ben pieni. Erano ventidue ore, e l’amica aspettavami a cena. Corsi nella mia camera, lavorai a forza, e lo finii a un’ora e mezza di notte. Se fosse stato in casa il Signor Residente, glielo avrei consegnato subito; ma non c’era. Lo chiusi nel mio scrittojo, e andiedi a far la visita concertata. Ritorna a casa prima di me, e prima del solito, il Residente, mi cerca, e non mi trova; manda per tutta la città a ricercarmi; gli dicono che mi han veduto passar da una strada, dove alloggiava in quel tempo un altro Ministro. S’immagina ch’io sia andato a comunicare il suo manifesto; si mette in furia grandissima; ritorno a casa, lo trovo prevenuto da quest’immagine per me ingiuriosa; me lo dice senza risparmio; mi sento accusato a torto; non cerco giustificarmi colle parole, ma corro nella mia camera, prendo il manifesto, gli do


l’originale