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L'AUTORE

A CHI LEGGE.

(Tomo XII)


H

O intrapreso a scrivere la mia Vita, niente per altro che per fare la storia del mio Teatro, ma il preliminare è sì lungo, e la mia vita sì poco interessante, ch’io mi vergogno d’aver impiegato le Prefazioni di dieci Tomi per raccontarne gli aneddoti. Non è l'amor proprio, che mi ha condotto a far ciò, poiché non ho raccontato le mie virtù, ma piuttosto le mie debolezze, e qualche volta le mie pazzie, ed è unicamente l’amore della verità, che mi ha fatto dir per minuto tutto quello che la memoria mi ha suggerito.

Questo è l'anno finalmente, in cui ho cominciato a scrivere per il Teatro (l’anno 1733). Ma pria di arrestarmi a questo cominciamento, mi sia permesso di continuare il racconto di quegli accidenti, che mi hanno condotto, quasi per necessità indispensabile, ad intraprendere questa carriera ed a soddisfare la mia inclinazione.

Giunto a Crema col Veneto Residente, presi colà il possesso della mia carica di Segretario. Ciò accadde in un’occasione laboriosa, ma nello stesso tempo per me piacevole ed interessante, poiché la guerra viva e vicina somministrava tutti i giorni materia per occuparmi con frutto, per instruirmi e per rendermi utile al mio Superiore. Egli aveva delle numerose ed utili corrispondenze. Ricevevansi tutti i giorni dieci, dodici o venti lettere colle novità concernenti ai progressi, o ai dissegni degli eserciti belligeranti.

Tutte queste lettere non meritavano intiera fede. I corrispondenti si poteano ingannare, ed erano qualche volta ingannati. Io ne faceva lo spoglio; calcolava più o meno il valore delle notizie, secondo la qualità ed il talento dello scrivente, e confrontando le relazioni e le circostanze, sceglieva il più sicuro, o almeno il più probabile, e presentava al Ministro la materia del suo dispaccio.


Non