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passato a Venezia con permissione del pubblico per suoi affari particolari; aveva tutto il tempo di scrivere, l’opera era bene avanzata, ma non ebbi tempo di terminarla in Milano per due accidenti, coi quali finirò il mio presente ragionamento.
Andando un giorno al passeggio fuor delle porte della Città in compagnia di un amico, giugnemmo ad un’osteria, detta della Cazzola, mezzo miglio in circa distante. In Milano non dassi divertimento alcuno senza mangiare. Feste, Teatro, conversazioni, passeggj, si mangia per tutto, e non è senza ragione, che i Fiorentini, economi, chiamano i Milanesi lupi Lombardi; lupi però generosi ed umani, che non mangiano quello d’altrui, ma danno volentieri a mangiar del proprio, e non vi è Paese, dove il forestiere sia meglio accolto e meglio trattato. Arrivati dunque a quell’osteria, l’amico propose subito la merenda, e fu bentosto ordinata. Intanto che ci preparavan la tavola in un giardinetto, passeggiando per il cortile, vidi alla finestra dell’osteria una giovane, che mi parve bella. M’informai chi era, mi dissero, che non la conoscevano, ch’eran tre giorni, ch’era stata colà condotta da un forestiere, che poi non avean più veduto; che al discorso la credevano Veneziana, e che la povera giovane pareva afflitta. Giovane, Veneziana, ed afflitta? Andiamo, dissi all’amico, andiamola a consolare. Montiamo le scale, picchiamo all’uscio, non vuole aprire, ma annunziandomi per Veneziano, spalanca le porte e piangendo si raccomanda. Che bello spettacolo è una bella donna piangente! Mi offersi a servirla, e le domandai per quale avventura colà si trovava. La sua narrativa fu un po’ lunghetta; l’amico mio, più interessato per la merenda che per l’incognita, fece portar nella stessa camera le polpettine, i miulfini, ì gamberi ed il vino bianco, e a tavola ci terminò la giovane il suo racconto. In ristretto: ella era, a quel che diceva, una Cittadina, fanciulla, e chiamavasi Margherita Biondi (seppi poi, ch’ella non era nè Cittadina, nè fanciulla, nè Margherita, nè Biondi), che un suo Zio, che si chiamava Leopoldo N.... l'avea condotta a Crema per una lite; che questi per una rissa era stato posto colà in prigione, e che un suo parente l’aveva condotta a Milano per presentarla al Conte
Tadini