rissimi, ho la testa calda, mi pareva di essere ancora a Milano, mi pareva di scriver concetti.
Rimettiamoci in carreggiata. Intesi una sera invitare, cioè annunziare dai Comici il Bellisario, e l’annunziarono sei giorni prima, come cosa eccellente, che meritava il concorso e l’attenzione del più fiorito uditorio. Attesi anch’io con impazienza la prima recita; v’andiedi pieno di curiosità e di prevenzione; ma fui sì annoiato e sì stomacato, che non potei restarvi sino alla fine. Cosa più scellerata non avea mai veduta; e non fui solo a crederla tale, ma tutti gli spettatori invitati sprezzavano l’opera e si lamentavano degli attori. Il giorno dopo mi portai dal Casali. Appena mi vide, si mise a ridere, e dissemi con un’aria scherzevole: che cosa dice del bellissimo Bellisario? M’accorsi allora ch’egli pure lo condannava, e dissi con tuono patetico: Perchè annunziarlo con tanta pompa, se sapevate ch’egli è cattivo? Voi non sapete le regole, ei mi rispose; questa chiamasi un’arrostita. — Che vuol dire arrostita? Vuol dire, che quando si vuol far una piena, si invita il popolo sei giorni prima; noi facciamo il possibile, perchè piaccia, e se non piace, non è colpa nostra. Ma il danaro (risposi) non torna indietro. — Non Signore. — Ora capisco, che cos’è l’arrostita. Mi dispiace, soggiunsi, che avete arrostito anche me, e che avete abbrustolato e ridotto in cenere il povero Bellisario. È vero, disse il Casali, è verissimo, io amo moltissimo le Tragedie, ho la mia passione per le parti eroiche, sostenute, imperiose, mi piace il carattere di Bellisario, e mi duole il cuore di vederlo sì maltrattato. Voi, soggiunse, Signore, voi dovreste render l'onore a questo gran Capitano e cominciar da quest’opera la carriera, che desiderate intraprendere. Ma questa, dissi, non è Commedia. Non importa, rispose, vi sarà più facile cominciare da una Tragedia... Credete voi, ripresi, la Tragedia più facile della Commedia? Non lo so, dic’egli, ma vorrei vedere rifatto il mio Bellisario. Fino, soggiunsi, fino una Tragicommedia.... vorrei provarmi. Animo, esclamò il bravo comico, fate una bella Tragicommedia, e accomodatemi il mio Bellisario. Presi l’impegno di farlo; mi si posi dietro con estremo piacere. Il mio Signor Residente era