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danzatrice, e scelto il giorno di Venerdì in cui non vi è rappresentazione in Teatro, trovai da essa, oltre il Marito suo, il Caffariello ed altre persone di sua conoscenza, fra le quali eravi il Conte Prata Cavalier Milanese, gran conoscitor del Teatro, e dilettante di Musica e di Poesia teatrale. Comunicato il mio desiderio, tutti si offrirono per favorirmi, ma giudicarono prudentemente che, prima di esporre il dramma al giudizio degl’Impresarj, era bene di esporlo a quello de’ miei amici. Io, che niente più desiderava che leggere il mio Componimento, lo tirai di tasca, e li pregai di attenzione. Questi uditori non erano ne sì dotti, ne sì eruditi, come quelli di Brescia, ma resi dalla pratica più instruiti, non trovando il mio Dramma uniforme alle regole, cominciarono ad annoiarsi. Sbadigliavano alcuni, altri parlavan pian piano fra loro, e un Musico, che faceva l’ultima parte nel Demofoonte, prese una carta di musica e si mise a cantar sotto voce. Acceso d’entusiasmo e di collera, cominciai a declamare più forte per obbligarli ad ascoltarmi con più attenzione, ma ciò non servì che a far ridere alcuni e impazientar gli altri, e ad inquietare la Padrona di casa, che invano li eccitava al silenzio. Alfine facendomi ella le scuse le più gentili e polite, mi pregò di rimettere il resto ad un’altra volta. La ringraziai della sua cortese maniera, ma piccato principalmente contro dei Musici, voleva andarmene immediatamente. Il Conte Prata mi pregò gentilmente di passare seco lui in un’altra camera, e mi obbligò a terminargli la mia lettura. Lo feci con tanto maggior piacere, quant’io sperava che il suo suffragio mi avrebbe resa quella giustizia, che gli altri mi avevano indiscretamente negata. Ascoltò egli tutta l’opera pazientemente, ed ecco all’incirca quel ch’ei mi disse alla fine:

«La vostra Opera, se fosse scritta diversamente, potrebbe essere una buona Tragedia; ma il Dramma per musica, ch’è per se stesso un Componimento imperfetto, è stato suggettato dall’uso a delle regole, contrarie, egli è vero, a quelle di Aristotile, di Orazio e di tutti quelli che hanno scritto della Poetica, ma necessarie per servire alla Musica, agli Attori e ai Compositori. Il profondo Apostolo Zeno, il melifluo, elegante e dottissimo


Metastasio