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L’AUTORE

A CHI LEGGE.

(Tomo XI)


P

IACCIAVI, Lettori umanissimi, di accompagnarmi ancora pazientemente per quella via che mi ha condotto al Teatro. Il viaggio non sarà lungo. Alla fine del mio ragionamento nel Tomo decimo voi mi lasciaste nella Barca, o sia Burchiello di Padova, di cui avete la descrizione nel primo Tomo de’ miei componimenti diversi. Immaginatevi con qual rammarico e con qual pena intrapresi un viaggio suggeritomi dalla disperazione. La buona compagnia del Burchiello servì a divertirmi, ed il mio facile temperamento non tardò ad arrendersi alle circostanze. Giunto a Padova, vi passai la notte, e il giorno dopo mi condussi a Vicenza. Fatta colà una visita al nobile e virtuoso Cavaliere, il Signor Conte Parmenione Trissino, quegli a cui è dedicata la mia Commedia del Giocatore, mi obbligò egli cortesemente di alloggiare nel suo palazzo. Mi trattenni sei giorni. Si parlò molto fra noi del nostro antico genio per la Commedia. Ci comunicammo a vicenda le riflessioni, gli studj e le scoperte, che fatte avevamo collo studio e col tempo; e si concluse, che il Teatro andava di male in peggio, ed aveva bisogno di una riforma. Il talento fecondo ed universale del fu Signor Marchese Maffei di Verona credette degna di lui quest’opera meritoria, e pubblicò il suo Teatro, consistente in una Tragedia e in due Commedie; ma quanto applauso gli recò la sua Merope, altrettanto furono malgustate dal pubblico le Cerimonie ed il Raguet. Ne esaminammo col Signor Conte Trissino le ragioni, e si concluse che la Riforma propostasi dal Maffei col modello delle sue suddette Commedie era troppo violenta, e che bisognava condurre a poco a poco gli spettatori a gustare il meglio per innamorarli del buono. Passando di ragionamento in ragionamento gli feci parte della mia Amalassunta. Glie la lessi; me la lodò fred-


damente,