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chiamò a sè, e mi fece passare nelle sue camere. Colà, colla maggior serietà possibile, l’interpellò nuovamente, se io era l’autor della serenata e il compositor della canzonetta, e per chi intendeva io di aver ordinato un simile divertimento. Soggiunse che da questa mia dichiarazione potea dipendere.... non disse che, ma uno sguardo tenero me lo fece capire. Io ebbi la crudeltà di nascondermi, o almeno di farle capire che non aveva agito per lei. Mi disse: Andate, ve ne pentirete. In fatti me ne andiedi, e me ne sono poscia pentito.
Veggendo ella che nulla potea sperare da me, e temendo di veder sua Nipote maritata prima di lei, pose gli occhi sopra di una persona che avea del merito, ma non osava di dichiararsi, e in brevissimo tempo si accordarono le condizioni fra loro e ne seguirono gli sponsali. La Nipote allora cominciò ad essere l’invidiosa, ed io mi credeva in debito di sostenere un impegno contratto per bizzarria. Non era in caso allora di prendere Moglie, e molto meno una Moglie che prometteami di dote seimila ducati, ma senza alcun fondamento; onde per far qualche cosa anche noi, si segnò il contratto, si pubblicarono le nozze stabilite, con un anno di tempo a concludere; si ricevettero le congratulazioni e le visite dei parenti e degli amici; si mise la sposa in una pompa superiore alla sua ed alla mia condizione, e mia Madre, che mi credeva vicino a sposar la Zia, ch’era ricca, fu costretta per l’amore che mi portava a contentarsi che io sposassi la Nipote assai povera. Quello che sconcertò ancor d’avantaggio gli affari miei, fu la gara in cui si pose la giovane di comparire al pari dell’altra, che potea farlo senza verun incomodo, ed io alla fine dell’anno, quando dovea concludere il Matrimonio, mi trovai senza danaro, coi beni miei ipotecati, con poco guadagno e senza alcuna speranza di conseguire la dote. Qual partito doveva io prendere in una tal circircostanza? Rovinarmi per sempre e rovinar la giovine, che era acciecata dall’amore e dall’ambizione? Confesso che, quantunque cominciato avessi a trattarla per mero capriccio, coll’uso e col tempo, e per le buone grazie che mi faceva, avea cominciato ad amarla, ma grazie al mio buon temperamento, mi sentiva forza
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