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capitolo xxxviii 363


dall’usarli. Le donne fanno malissimo a secondare la moda anche nella pettinatura; ognuna dovrebbe consultare il proprio specchio, esaminare i suoi lineamenti, ed adattare all’indole della propria fisonomia l’acconciatura dei suoi capelli, guidando da sè stessa la mano del parrucchiere. Ma prima che escano dal torchio le presenti Memorie, si vedranno forse variate le acconciature delle donne e molte altre mode cambiate; sarà, per esempio, diminuita l’eccedente grandezza dei ricci, e ritagliata la tesa dei cappelli, si darà più nobiltà agli abiti da donna, e si faranno un pochetto più ampli i calzoni degli uomini.

CAPITOLO XXXVIII.

Alcune parole sopra un processo compilato in una forma straordinaria. — Gusto dei Francesi per le canzonette. — Alcune parole sopra due stimabili Autori. — Osservazione sulla città di Saint-Germain-en-Laye. — Atti di riconoscenza verso alcuni de’ miei amici. — Mia vita ordinaria. — Mio segreto per addormentarmi. — Mio temperamento.

Vi fu un processo di grande importanza a Parigi in questo medesimo anno 1785. Furono chiusi nella Bastiglia alcuni prigionieri di Stato; il re ordinò al parlamento di giudicarli, e la sentenza fu pronunziata il dì 30 maggio dell’anno appresso. Io non parlerò della sostanza di questo processo, che è a notizia di tutti; ne hanno detto abbastanza le gazzette, e le Memorie degli accusati sono sparse dovunque. Un illustre personaggio, vittima di una inconcepibile frode, restò sgravato da ogni accusa, e assoluto in egual modo un estero implicato a torto nell’istesso processo. Fu punita una donna, perversa e intrigante, e il nome del suo marito contumace fu pubblicamente esposto e disonorato. Una persona, che con la sua penna aveva cooperato alle trufferie, fu esiliata in perpetuo, ed una giovine stolida, complice senza saperlo, per commiserazione della sua ignoranza, fu rimossa dalla Corte.

Questa causa complicata in una maniera sì straordinaria occupò il pubblico per dieci continui mesi, e fu l’argomento giornaliero di tutti i circoli, e delle conversazioni di Parigi. Le persone che per le loro aderenze vi prendevano parte, vivevano inquiete; mentre i begli spiriti facevano strofette. Tale è l’indole della nazione: se i Francesi perdono una battaglia, un epigramma li consola; se una nuova imposizione li aggrava, una pubblica canzonetta li rifà del danno; se un affare d’importanza li tiene occupati, una semplice arietta li distrae; e lo stile più semplice e naturale è sempre fatto spiccare da tratti maligni e da punture amare.

La Francia è feconda d’ingegni: alcuni lavorano per la gloria, altri si occupano pel diletto della umana società. Il signor conte di Rivarol è un giovane autore, che si è fatto conoscere al pubblico con una opera, che gli fa il maggiore onore, e che prova la vastità delle sue cognizioni, e l’energia della sua penna. Tutti conoscono il suo Dicorso sulla preferenza della lingua francese, che ha ottenuto il premio dell’Accademia di Berlino. Egli ha recentemente tradotto il poema di Dante, e si ha motivo di sperare in lui un successore ai grandi maestri della letteratura. Ecco un poeta che primeggia nei due generi di poesia qui sopra indicati; questi è il signor Robert, grave e robusto nei suoi poemi, e dilettevole nei suoi racconti;