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356 | parte terza |
loro scienza a quella reputazione che godevano e che li aveva annunziati per tali; e la società sopraddetta continua sempre a sostenere con coraggio la spesa accorrente, malgrado gli ostacoli incontrati, e le critiche alle quali è stata soggetta. Non bisogna però maravigliarsi se le migliori proposte del mondo trovano opposizioni. Tutti gli uomini non le riguardano con l’occhio stesso; vi possono essere dei gelosi, degli invidi, dei derisori; ma costoro non meritano attenzione alcuna: il peggio è, che si trovano dei malcontenti nella classe anche delle persone oneste e bene intenzionate. Una proposta che importi alle persone tutte di una città grande, dà luogo ad ognuno di esaminarne la pubblica e privata utilità. Chi non è soddisfatto di essa può commendarne l’intenzione, e condannarne i mezzi; incomincia a dire il suo parere, passa quindi a stamparlo, vi si risponde, ed ecco che gli animi si riscaldano. Qualche cosa di simile è accaduto appunto riguardo allo stabilimento di cui si tratta. Le controversie di taluni non hanno però in modo alcuno infievolito lo zelo della soprallodata società, nè l’operosità dei direttori. Si prosegue sempre a porre i condotti per le pubbliche strade. Le grandi novità trovan sempre difficoltà per esser generalmente approvate, come è parimente raro, che i primi autori ne traggano profitto: sembra però che questa vada sempre più prendendo una manifesta e reale stabilità. La società ha distribuito azioni a particolari, e queste sono rincarate in un modo prodigioso. In somma, la proposta è sì bella, l’esecuzione sì felice, l’utilità sì notevole, la comodità sì evidente, che non è possibile che la nazione più incivilita del mondo ricusi di conoscerne i vantaggi reali, e di saperne buon grado allo zelo patriottico de’ suoi concittadini.
CAPITOLO XXXV.
- Morte di Madama Sofia di Francia. — Disegno di un nuovo giornale. — Avventura d’un Americano e di una donna napoletana.
Eccomi prossimo al compimento delle mie Memorie: tuttavia sostengo coraggiosamente la fatica di un’occupazione che comincia a stancarmi: ma un avvenimento funesto, di cui ora sono per parlare, mi fa sentire maggiormente il disgusto del peso che volontariamente mi sono imposto.
Cessò di vivere nell’anno 1783 madama Sofia di Francia. Qual perdita per la corte! quale afflizione per le virtuose e gentili sue sorelle! Le sue virtù la rendevano rispettabile, e la sua dolcezza inspirava amore e fiducia in ogni cuore. La sua anima benefica soccorreva spontaneamente l’indigenza, e la sua vivacità faceva sforzi inutili per celarsi sotto il velo della pietà e della modestia. Questa principessa è stata compianta da tutti quelli che avevano avuto l’onore di starle vicino. Io pure ne sono stato non meno degli altri colpito, trovando soltanto qualche consolazione in casa della signora Tacher, e della signora marchesa Chabert sua figlia. Tutti però eravamo afflitti per la cagione medesima; perciò la conversazione di codeste dame mi rammemorava la disgustosa perdita fatta, mentre le loro attenzioni alleggerivano un poco il mio dolore. Non è già per la morte soltanto de’ miei protettori, amici, parenti, che io mi sento naturalmente e vivamente commosso; no, io sono facilissimo a intenerirmi; il menomo male, il menomo inconveniente che loro succeda, mi sconcerta, mi colpisce, mi pone in desolazione,