Pagina:Goldoni - Memorie, Sonzogno, 1888.djvu/355


capitolo xxxiii 353


giorno dopo se ne trova in codesti due giornali un sunto, il successo e la critica; qualche volta vanno entrambi d’accordo, e qualche altra volta sono diversi i loro sentimenti: uno è più severo, l’altro più indulgente; senza che io li nomini, il pubblico li conosce abbastanza. Tali sunti e tali critiche sono però lezioni utilissime ai giovani autori. Vi sono anche altri fogli, i quali dopo qualche tempo fanno essi pure estratti ed osservazioni riguardanti le opere drammatiche già espose, ma questi possono dirsi soccorsi tardi ed inutili; la prontezza dei giornali, dei quali ho fatto parola, istruisce gli autori istantaneamente, di modo che un’opera andata a terra nella prima recita, può risorgere nella seconda, producendo in questa tanto piacere, quanto avea cagionato disgusto nella precedente. Qui forse mi sarà detto: è il pubblico quello che indica i luoghi che lo colpiscono o lo annoiano; ma gli autori ed i comici, possono eglino mai scernere la vera cagione del cattivo umore dell’assemblea? sono gli autori dei giornali, che secondo il proprio giudizio, e quello degli spettatori, hanno avuto il tempo di esaminare attentamente e con calma; sono essi, ripeto, che possono rendere conto dei buoni e dei cattivi effetti prodotti dalla composizione, e dare nel tempo medesimo salutari avvisi. Ecco la mia maniera di pensare sull’utilità di queste opere periodiche, che stimo moltissimo, ma che a prezzo di tutto l’oro del mondo non sarebbero mai state oggetto della mia occupazione. Nulla può esservi di più penoso, che essere obbligati a lavorare o per forza o per amore ogni giorno impreteribilmente. Si ha un bel dividersi il lavoro con parecchi altri scrittori; gli obblighi contratti col pubblico sono terribili, e la difficoltà di piacere a tutti, mette in disperazione.

Vi sono poi opere le quali non sono periodiche, e che hanno una continuazione arbitraria. Tale, per esempio, è la Vita degli Uomini illustri, o il Plutarco francese del signor Turpin. Gli elogi di questo stimabile autore son tutti quanti ricavati dall’istoria. Ma quel che in esso merita ammirazione è l’arte singolare di ravvicinare i fatti senza recare noia al lettore: e col suo stile nobile, vigoroso, sa dare maggior risalto alla virtù, senza avvilirla con l’adulazione. Il signor Rétif de la Bretonne è parimente un autore di una fecondità senza pari: le sue Contemporanee fra le altre sono cognite a tutto il mondo, e si leggono sempre con soddisfazione. Egli ha delineati quadri di ogni specie: se ha dipinto sulle tracce della natura convien dire che abbia molto veduto; e se un tal lavoro è tutto parto di sua fantasia, ha dato certamente molto nel segno. Qui mi si porgerebbe appunto l’occasione di far parola del Quadro di Parigi del signor Mercier; ma lo confesso schiettamente, io mi trovo su questo proposito impacciato: professo molta stima all’autore, ma son sdegnato contro la sua opera. Egli non sa trovare nulla di bello, buono, o di tollerabile in Parigi; ma si suol dire, che chi prova troppo non prova nulla. Il signor Mercier aveva fatto precedentemente piangere il pubblico con la rappresentazione delle sue composizioni drammatiche: è forza credere che abbia voluto rallegrarlo colla lettura del suo libro.