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350 | parte terza |
al signor Blanchard, che è presentemente l’aeronauta più costante e più coraggioso. Il furore delle scoperte erasi impadronito talmente dell’animo dei Parigini, che si andava perfino a cercarne nella classe dei prestigii. Infatti si erano immaginati sonnambuli, che parlavano sensatamente, e a proposito con persone sveglie, attribuendo loro la facoltà d’indovinar il passato, e prevedere il futuro. Quest’illusione però non fece molti progressi; ve ne fu bensì un’altra quasi nel tempo medesimo, e questa ingannò quasi tutta Parigi. Una lettera in data di Lione annunziava un uomo che aveva trovato la maniera di camminare sull’acqua a piedi asciutti, e si proponeva di recarsi nella capitale a farne l’esperimento. Domandava perciò una sottoscrizione, che lo compensasse delle sue spese e della sua fatica. Divulgatasene la notizia, di presente restò compiuta la sottoscrizione, e restò fissato il giorno per vederlo traghettare la Senna. Nel giorno determinato all’esperimento, quest’uomo non comparve, e si trovarono pretesti per prolungare la burla. Insomma si venne finalmente in chiaro, che un bizzarro Lionese erasi divertito della credulità dei Parigini. Ma per quello che sembrava, la sua intenzione non era diretta ad insultare una città di ottocentomila anime; e certamente convien credere, che egli abbia prodotto ottime ragioni per farla passare in burla, poichè non gli avvenne in séguito alcuna cosa disgustosa. Quello che indusse i Parigini a prestar fede ad una simile invenzione fu il Giornale di Parigi che l’annunziò come una verità già confermata dall’esperienza; e siccome i compilatori di questo foglio periodico furono ingannati eglino stessi, si giustificarono perciò ampiamente, stampando le lettere, dalle quali erano stati ingannati, con i nomi di chi le aveva scritte e indirizzate al loro uffizio. Tre anni dopo venne a Parigi un forestiero, il quale effettivamente alla vista d’un popolo immenso attraversò il fiume a piedi asciutti. Quest’uomo fece un mistero dei mezzi adoperati nel suo esperimento, ed ebbe somma cura di nascondere la calzatura adoprata in questo passaggio. Per quello che vedevasi, era sua intenzione di vender caro il segreto, ma la poca utilità che in sostanza se ne poteva ricavare, non ne valeva la pena. In tutti i fiumi si trovano chiatte, battelli per traversarli, nè avviene se non di rado di aver bisogno di soccorsi straordinari per passar l’acqua; e poi, anche in questo caso non si potrebbero aver sempre con sè queste macchine, le quali non possono essere nè leggiere nè troppo comode a portarsi. Quest’esperimento ha bensì somministrato una nuova giustificazione ai compilatori del Giornale di Parigi, i quali avevano preveduto la possibilità di una simile scoperta.
CAPITOLO XXXIII.
- I fogli periodici di Parigi. — Alcune opere, la cui continuazione non ha periodi fissi.
Il giornale di cui ho testé parlato, mi richiama alla memoria quella immensa quantità di fogli che si spacciano ogni giorno in Parigi. L’uomo più curioso e più disoccupato del mondo non potrebbe leggerli tutti, ancorchè v’impiegasse tutto quanto il suo tempo: farò parola di quelli soltanto che mi sono più noti. La Gazzetta di Francia comparisce due volte la settimana, e se non dà le notizie più fresche, le dà bensì più sicure. L’articolo di Versailles è sempre importante a cagione delle promozioni e presentazioni: