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344 parte terza

CAPITOLO XXX.

Nuovo incendio del teatro dell’Opera. — Nascita del Delfino. — Feste in questa occasione. — Un teatro per l’Opera, fabbricato su i baluardi. — Matrimonio di mia nipote in Italia. — Elogio di un certo libro e del suo autore. — Alcune parole riguardanti la famiglia di uno de’ miei amici.

Il teatro dell’Opera, ridotto in cenere nel 1763, soggiacque all’istessa sorte il 16 giugno 1781 al finire dello spettacolo. La fiamma dei lumi laterali del palco scenico s’appiccò a una tela delle decorazioni. Uno dei due operai che debbono trovarsi costantemente alle due estremità, in quel momento non era al suo posto; l’altro tagliò la corda dalla sua parte, e la tela, che era rotolata, precipitò perpendicolarmente. Il fuoco salì per conseguenza con la massima rapidità in alto, e guadagnò l’intelaiatura superiore. Il fatto è, che in soli tre quarti d’ora l’interno della platea fu ridotto in cenere. Quell’istesso giorno avevo pranzato in casa del signor conte di Miromesnil, fratello del guardasigilli e cancelliere in sopravvivenza, facendo le funzioni della sua carica. Le grida del popolo unito al suono delle campane ci avvertirono ben tosto di quest’orribile infortunio. Vedemmo ad un tratto un torrente di fuoco lanciarsi sul tetto della Biblioteca del Re. Non si può spiegare abbastanza in quale spavento fossimo per un prezioso monumento di quella sorte, non meno che per il palazzo ove eravamo, e per tutto il quartiere. Il signor conte di Miromesnil spediva ad ogni momento gente al Palazzo Reale, dava ordini e presedeva egli stesso alle precauzioni necessarie in quella occasione pel bene pubblico e privato; era insomma in quel momento quell’istesso che si mostra sempre in tutti gli affari, e per le persone che gli stanno a cuore. Non vi è per certo uomo più operoso, non vi è amico più caldo, nè protettore più zelante di lui. Per simile avvenimento l’Opera non trovò da collocarsi così comodamente, come in occasione del precedente incendio. Il teatro delle Tuileries, essendo sempre occupato dalla commedia francese, gli attori cantanti furono obbligati a dar le loro rappresentazioni sul teatrino dei Menus-Plaisirs del Re, fin a tanto che ne fu fabbricato un nuovo. Diversi erano i disegni relativi a questa nuova fabbrica: ora n’era fissata la costruzione al Palazzo Reale, ora al Carousel, ora nel circondario del Mercato, ed ora altrove. Ogni giorno veniva fuori un disegno nuovo, che si dava per sicuro, che dicevasi risoluto, che pretendevasi sottoscritto, ma che non esisteva. Eppure bisognava una volta o l’altra determinarvisi. Un tale edifizio era troppo necessario per il decoro della città, non meno che per il sollievo del pubblico, e un caso fortunato per la Francia ne rendeva anche più premurosa la costruzione. La regina era incinta, e per conseguenza il teatro dell’Opera non doveva lasciare di far bella comparsa in occasione di pubbliche feste. Fu dunque rimessa ad altro tempo l’esecuzione dell’idea d’un edifizio magnifico e solido, e fu costruita in questo frattempo nel solo spazio di sessantasei giorni sopra i baluardi una sala bellissima, comodissima, piacevolissima, che tuttora esiste, e sarà certamente per esistere lungo tempo. Questo prodigio fu operato dal signor Le Noir, architetto abilissimo, pieno di sapere e di gusto; egli diede a questa sala teatrale una solidità più che bastante, e quella forma