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342 parte terza


sostenere lungo tempo nella tranquillità del suo pacifico soggiorno di Ferney, altro non fece che accrescerla nel tumulto di Parigi, finchè questa poi con grande cordoglio de’ suoi amici, de’ suoi concittadini, e de’ suoi ammiratori troncò il filo dei suoi giorni. Ohimè! il dulcis amor patriæ l’aveva sedotto, e la filosofia cedette alla natura.

CAPITOLO XXIX.

Soppressione della Commedia italiana. — Alcune parole sulla rappresentazione della Donna gelosa, e sull’autore di lei. — Arrivo in Francia del cavalier Dolfino ambasciator di Venezia.

Nell’anno 1780 avvenne una catastrofe disgustosa per i comici miei compatriotti. La compagnia dell’Opera comica, essendo stata ammessa nella loro società, i nuovi compagni scacciarono gli anziani. Però bisogna esser sinceri. Non può negarsi che gl’Italiani fossero alquanto negligenti; la commedia cantante faceva tutto, la commedia parlante non faceva nulla. Essa era limitata alle sole recite del martedì e venerdì, che a quel teatro sogliono dirsi i cattivi giorni; e se per caso era ammessa nei giorni detti buoni, ciò succedeva al solo fine di riempire il vuoto interposto fra le due rappresentazioni più dilettevoli per il pubblico. Alcuni di codesti attori italiani, prevedendo la sinistra sorte che li minacciava, si quotarono, ciascuno per la sua parte, per farmi lavorare. Io mi prestai con piacere e con zelo, e composi sei commedie, tre grandi e tre piccole. Ne rimasero contenti, e me le pagarono; ma da ciò che si vide poi, non ebbero tempo di studiarle e recitarle, poichè non ne comparve in scena neppur una. Restò insomma soppressa la commedia italiana, e gli attori già ammessi furono congedati con pensioni ed onorari adeguati alla parte che sostenevano. Quelli che avevano compiuto il tempo, furono indennizzati, e furono date convenienti ricompense a quelli che erano a salario. Fra gli Italiani non rimase che il solo Carlino, a titolo di rimunerazione dei suoi quarantanni di servizio, e perchè il personaggio d’Arlecchino poteva esser utile nelle commedie francesi. E poi, il signor Carlino non era solamente utile, ma era divenuto necessario per non perdere i nuovi lavori del signor cavaliere de Florian. Questo giovine autore aveva l’arte di collocare eccellentemente questo personaggio grottesco. A questa sola maschera è permesso di spacciare argute balordaggini; essa è un essere immaginario inventato dagl’italiani, e adottato anche dai Francesi, a cui concedesi il diritto esclusivo di congiungere l’astuzia alla semplicità, e nessuno meglio del signor Florian ha saputo esprimere questo carattere anfibio. Ma egli ha fatto anche di più; poichè alle sue composizioni ha dato sentimento, passione, morale, e le ha rese dilettevoli. I due biglietti, Il buon sistema di casa, I due gemelli bergamaschi, Il buon padre, sono piccoli capolavori. Egli li ha scritti unicamente per sè medesimo, nè verun altro li ha mai recitati meglio di lui nei teatri privati. Carlino era il solo che fosse in grado di farli gustare al pubblico. Era stato fatto venir d’Italia il signor Corali per avere in tal modo il posto di Carlino duplicato. Questo nuovo attore aveva egli pure del merito, ma il confronto è di rado favorevole all’ultimo venuto; con tutto questo il signor Corali non fu rimandato, e si rese utile all’Opera co-