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314 parte terza

CAPITOLO XIX.

I piccoli spettacoli di Parigi. — I Baluardi, le fiere, le passeggiate di questa capitale e de’ suoi dintorni.

Si chiamano in Parigi piccoli spettacoli, quelli che accompagnano le diverse fiere di questa città, e che non sono dati nel resto dell’anno che sopra i baluardi. Io non entrerò a parlare della loro origine; limiterò solamente il mio discorso nel far noto come li trovai al mio arrivo, e farò parola del loro successivo progresso. Tanto alle fiere come sul baluardo del Tempio la platea di Nicolet aveva allora il primo posto. Erano questi funamboli con patente del re, i quali, dopo i soliti esercizi d’agilità, davano alcune piccole rappresentazioni in dialogo. I baluardi erano la mia passeggiata favorita: li riguardavo come un sollievo salubre e dilettevole in una città vasta e popolatissima, le cui strade non sono troppo larghe, e nelle quali l’altezza delle fabbriche impedisce di goder l’aria. Questi sono bastioni spaziosissimi che circondano la città. Quattro filari di grossi alberi formano in mezzo una larga e magnifica strada per le carrozze, e due altri viali lateralmente quella per i pedoni. Si scuopre da questo luogo la campagna, ci si godono punti di vista deliziosi e vari nei contorni di Parigi, e vi si trovano nel tempo stesso riuniti diversi divertimenti graziosissimi. Una folla di popolo infinita, una quantità di carrozze da sbalordire, e una turba immensa di piccoli mercanti, che scappano fra le rote e le carrozze con ogni genere di mercanzie, palchi eretti su i marciapiedi per le persone che gradiscono di vedere ed esser vedute, botteghe da caffè ben accomodate, orchestre e voci italiane e francesi, pasticcieri, trattori, ristoratori, burattini, ballerini da corda, ciarlatani che annunziano giganti, nani, bestie feroci, mostri marini, figure in cera, automi, ventriloqui, il gabinetto di Comus, dotto fisico e matematico, maraviglioso e dilettevole. Vidi un giorno alla porta della platea di Nicolet, che per terza commedia vi si esponeva Coriolano, tragedia di un atto solo. Questo cartello mi parve tanto straordinario, che entrai subito per timore che potesse mancarmi posto, ma poi mi trovai nella galleria quasi solo. Pochi minuti dopo vidi un giovine ben formato e malissimo vestito avvicinarsi a me. La gente cominciava già a venire, onde credendolo uno spettatore come me, mi ritirai per fargli posto; costui era un attore della compagnia di Nicolet, che doveva sostenere la parte di Coriolano, nè avendo di proprio una decente spada, veniva a pregarmi perchè avessi avuto la compiacenza di prestargli la mia. Non conoscendolo, stetti indeciso un poco, facendogli intanto diverse interrogazioni, per assicurarmi se veramente egli era addetto a questo spettacolo. Gli domandai, se il Coriolano annunziato nell’affisso fosse una tragedia o una parodia, ed egli mi accertò esser questa un’opera serissima, e benissimo fatta; mi disse quanto bastava per tranquillarmi, onde gli detti la spada, contentissimo di vederla poi lampeggiare nella destra di questo valoroso capitano. Aspettai un pezzo, e con molta impazienza, l’esecuzione della commedia che mi aveva là richiamato. I ballerini sulla corda mi fecero fremere, e le due prime composizioni a dialogo, dormire dalla noia; finalmente, ecco la tanto desiderata composizione del Coriolano. Ma che! vedo attori malissimo vestiti, odo versi malissimo recitati; con tutto que-