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304 | parte terza |
tanto il signor de la Biche interroga la figlia circa la sua inclinazione, ed essa la manifesta con tutta la schiettezza; ne fa parola anche al giovine; poi fa entrare lo zio: e così resta concluso il matrimonio. Informata la signora di ciò, ritorna, ma per sua unica consolazione riceve dal marito l’alternativa o di lasciare il giuoco per sempre, o andarsene a vivere con i suoi parenti. Ella accetta l’ultima proposizione, e prega la solita compagnia di andare il giorno dopo a far la partita nella casa paterna di lei. La passione del giuoco e le stravaganze de’ giuocatori formano il soggetto della fine.
Ecco l’abbozzo della commedia da me immaginata. Perchè dunque non l’ho io condotta al suo termine? fintantochè non trattavasi che di dialogo, sapevo levarmene bene, e confidava di potere francamente arrischiare la mia prosa sopra un teatro, ove il pubblico aveva per i forestieri moltissima indulgenza. Ma in una opera buffa vi volevano le ariette, e per avere una buona musica è assolutamente necessaria una buona poesia. Conoscevo benissimo il meccanismo dei versi francesi, avevo superate tutte le difficoltà inevitabili ad un orecchio straniero, e mi ero proposti eccellenti modelli da imitare. Mi provai, lavorai, e composi strofette, quartine, ariette intere; ma a dispetto di tutta la cura che mi ero data, vidi chiaramente, che la mia musa, vestita alla francese, non aveva quell’estro bizzarro, quella grazia e quella facilità che un autore acquista in gioventù, e perfeziona nella virilità. Seppi pur troppo rendermi giustizia da me; dimodochè lasciai da parte la mia composizione, e rinunziai per sempre alle attrattive della poesia francese. Avrei anche potuto affidare il mio soggetto a qualche persona che si sarebbe incaricata della versificazione; ma a chi mai io avrei dovuto indirizzarmi? un autore di prim’ordine avrebbe mutato tutta l’orditura della mia composizione, ed un autore mediocre me l’avrebbe guastata. E poi, era questa una bagattella, di cui non facevo gran caso, onde l’avevo posta in dimenticanza senza pena e dispiacere alcuno. La trovai casualmente nello scartabellare i miei fogli in occasione di cercare i ricordi necessari a queste mie Memorie, e volendo partecipare ai miei lettori tutte le mie produzioni, ho creduto di non dovere occultar loro anche questa specie di aborto. Se qualcheduno di loro trovasse mai degno della sua attenzione questo piccolo soggetto, io lo lascio padrone di farne liberamente ciò che gliene parrà; ed ove egli abbia la bontà di consultarmi, gli dirò il mio parere con tutta schiettezza, a rischio anche di dispiacergli, come in simili casi mi è avvenuto parecchie volte. Guardatevi sempre, amici miei, da quei giovani e da quei mediocri autori che a voi ricorrono per consultarvi, e persuadetevi che eglino non vogliono già consigli, ma congratulazioni ed applausi. Provatevi a correggerli, e vedrete con qual tenacità sostengono la loro opinione, e qual colorito diano ai loro sbagli; e se avvenga che voi insistiate, passerete in ultimo per stolti.