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CAPITOLO XIV.
- Estratto della Bouillotte. — Ragioni che hanno impedito di esporla.
Ecco il soggetto della mia composizione. La signora de la Biche è moglie di un negoziante; ricca, capricciosa e giuocatrice a buono. Isabella sua figlia detesta il giuoco, benchè qualche volta per mancanza di giuocatori sia costretta ad accomodar la partita di sua madre, e profitti dell’occasione per vedere un giovine della conversazione, per cui nutre una passione innocente. La signora de la Biche riceve in casa molta gente. Alcuni vanno per giuocare, altri per far la corte alla ragazza: convien per altro che chiunque o per forza o per amore si adatti al giuoco, non sapendo la signora che cosa farsi della gente che sbadiglia e fa sbadigliare. La sua conversazione è composta d’ogni sorte di giuocatori: havvi il giuocator bello, il cattivo, il nobile, il prudente ed il flemmatico, che per il solito intasca il danaro di tutti. Quando Isabella non è della partita, sua madre la fa sedere accanto a sè; ma se si dà il caso che perda, non altri che la figlia è cagione della sua disgrazia, e perciò l’allontana. Allora il giovine amante procura di finir presto il suo danaro, affine di cedere il posto e andare al caminetto a tener compagnia alla signorina; intanto la madre riscaldata dal giuoco non fa più attenzione a chi va scaldandosi in altra guisa. Gli avvenimenti del giuoco somministrano soggetti di differente specie per dar luogo ad ariette graziose. Nel tempo adunque che si giuoca, che si parla, che si canta, la signorina e l’amico hanno scene piacevoli per cantare essi pure; onde la partita del giuoco va avanti a maraviglia, nè reca la menoma noia agli spettatori. Finalmente vengono a dire alla signora che hanno portato in tavola. Tutti si alzano per andare a cena. I discorsi sopra il giuoco da una parte, le affettuose e tenere espressioni dall’altra, fanno entrare la conversazione nel canto e nel maggior brio. Così termina il primo atto. Il secondo è aperto dal signor de la Biche, che è di ritorno dalle sue terre; fa chiamare Caterina, e le chiede conto dell’andamento di casa sua, di cui ben si è accorto nel rientrare. La vecchia da lungo tempo affezionata alla famiglia, non omette d’informare il padrone della cattiva condotta della signora, non meno che dei pericoli ai quali viene esposta la giovine Isabella. A tali notizie il signor de la Biche è sdegnatissimo contro sua moglie, a cui aveva proibito il giuoco grosso; ed entra in gran timore per la figlia. Sopraggiunge in questo momento un vicino, e questi è lo zio dell’amante d’Isabella, che a nome del nipote ne fa al padre la dimanda. Il signor de la Biche trova conveniente il partito, e promette la figlia al nipote del suo vicino ed amico. Ma ecco nuovamente la brigata che ritorna. Essi escono all’oggetto di compiere l’incominciato affare. Ritornati i giuocatori, la partita ricomincia: la signora de la Biche tiene banco. Il giuocatore flemmatico pone di soprappiù avanti a sè un involto di cinquanta luigi d’oro; la signora non si spaventa, e dà carte; si apre il giuoco, ed egli le fa un va-tout. La signora, che ha un brelan d’asso, non retrocede, ma che! incontra un brelan quadro, perde, ed eccola nella maggior furia. In questo tempo giunge il marito. — Ah! ah! (ella dice, dandogli un’occhiata): non mi maraviglio più se ho perduto; ecco qua la mia disgrazia. — In così dire si alza, e parte. Ad alcuni dispiace, altri ridono. Frat-