all’educazione i viaggi, allorchè siano somministrati ad un giovine i mezzi per imparare, e si vegli di continuo sulla sua condotta. Arrivando a Parigi non pensavo di fissarvi la mia dimora; ma avendo finalmente deciso di restarvi, bisogna fare il possibile per procacciare uno stato anche al figlio di mio fratello, che io amava come se fosse stato mio. Egli era di buoni costumi, docile, ed aveva compito in Venezia il corso de’ suoi studi; onde era capace per qualche buono impiego. Non essendo io ricco quanto conveniva per comprare al medesimo una carica, volevo evitare, se era possibile, la disgustosa inquietudine di stare, relativamente agl’impieghi di grazia, in lotta con i Francesi. Alla Scuola Reale Militare il professore di lingua italiana era il signor Conti, mio intimo amico, che desiderava dimettersi da tale impiego; ma siccome non veniva concessa la pensione di riposo se non dopo venti anni di servizio, il signor Conti non era in caso di domandarla. D’altra parte l’impiego era buono, e per un giovane lo stato non poteva esser migliore, onde bramavo vivamente che mio nipote potesse ottenerlo; ma vi erano da superare difficoltà parecchie. In tal caso implorai la protezione della principessa Adelaide di Francia. Ella mi raccomandò al duca di Choiseul; in somma in quindici giorni di tempo il signor Conti ebbe la sua pensione, e mio nipote l’impiego. In questa occasione io vidi con tutto il comodo e più volte quei due stabilimenti, degni della magnificenza dei monarchi francesi, la Scuola Militare e lo Spedale degli Invalidi, la cuna e la tomba dei difensori della patria. Si alleva nel primo la nobiltà destinata alla professione dell’armi, e nel secondo si appresta sollievo all’età, ai servigi già resi, alle disgraziate conseguenze della guerra: le arti, le scienze, l’educazione più utile formano i veri uomini nell’uno, laddove l’altrui cura, il riposo e i comodi della vita li ricompensa nell’altro. La fondazione di quest’ultimo monumento è dovuta al regno di Luigi XIV; e al regno di Luigi XV è dovuta quella dell’altro. Lo spedale degli Invalidi è decorato di un tempio così magnifico che sarebbe degno di un posto onorevole in Roma; e son belli a vedersi i quattro grandi refettorii dei soldati, non meno che le cucine ove si preparano i cibi per quella buona gente. Era un piacere per me lo andare a passar qualche giorno in codeste due Case reali che restano l’una accanto dell’altra, delle quali ne conoscevo i direttori e i principali impiegati; ma dopo due mesi che mio nipote vi fu collocato, successero nella Scuola Real Militare mutazioni considerevoli. Furono trasferite al collegio della Fléche le classi di umanità e restò soppressa affatto quella della lingua italiana, non per colpa del professore, il quale anzi venne ricompensato e gli furono assegnati seicento franchi di pensione. Mi assicurano alcuni, che il signor duca di Choiseul era avvertito delle mutazioni che si proponevano, allorquando vi collocò mio nipote; e fu solo per procurare a noi questo piccolo benefizio, che concesse un impiego il quale non doveva durare. Riguardandomi pertanto questo ministro come un protetto dalle principesse, aveva per me molta bontà, e mi fece l’onore di dirmi, allorquando mi recai da lui per ringraziarlo: Ecco felicemente disposti gli affari di vostro nipote; come vanno i vostri? — Risposi che il mio assegnamento ascendeva a sole tremila seicento franchi di rendita. Egli, ridendo, soggiunse: — Veramente questo non può dirsi avere uno stato; vi si conviene molto più; si penserà anche per voi. Con tutto questo non ho mai avuto nulla di più; sarà forse dipeso da me; ma eccomi sempre al solito ritornello: ero alla corte, ma non ero cortigiano.