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capitolo ix 287


rian, non meno che le grazie e l’ingegno della signora di Vimeux.

Il viaggio di Compiègne aveva avuto principio con un’apparenza di gioia, ma disponevasi ad aver termine con una tristezza reale. La salute del Delfino andava di male in peggio: egli credeva che il moto potesse giovargli; quando, all’opposto, le fatiche lo spossavano sempre più. Frattanto, perduto un protettore, e nella imminenza di perderne un altro, ero tristo, nè trovavo nel luogo di mia dimora cosa alcuna che mi rallegrasse. La foresta di Compiègne è magnifica, eppure mi compariva troppo artefatta, troppo uniforme, troppo lungi dalla città. Non mi mancavano, è vero, conversazioni, ma eran tutti melanconici come me; onde io stesso temevo della mia salute, giacchè andava nuovamente ad accendersi il tetro fuoco dell’antica mia malinconia, cercavo da pertutto qualche piacevole distrazione, e finalmente ne incontrai una graziosa a Chantilly. Fu questa la strada, che io tenni per ritornare a Versailles; godei per due giornate il delizioso soggiorno di quel castello appartenente al principe di Condé. Che bellezza! quante ricchezze! che felice posizione! che abbondanza d’acque! Non stetti già a perder tempo. Vidi tutto, esaminai tutto, i giardini, le scuderie, gli appartamenti, le pitture, il gabinetto di storia naturale. Quest’immensa collezione di quanto vi ha di più raro nel triplice regno della natura, è opera del signor Valmont de Bomare, e questo celebre naturalista ne è direttore o dimostratore. Partii adunque da Chantilly contentissimo: mi sentivo sollevato, e ritornai a Versailles in istato di adempiere alle mie incombenze alla corte.

CAPITOLO IX.

Viaggio di Fontainebleau. — Alcune parole sopra questo castello e la città. — Morte del Delfino. — Il duca di Berry prende il titolo di Delfino. — Mio ritorno a Versailles. — Cattivo complimento al mio arrivo. — Morte della Delfina, del re di Polonia, e della regina di Francia sua figlia. — Mia situazione dolorosa. — Regalo delle principesse. — Mio collocamento fisso. — Opinione dei Parigini su Versailles.

Appena ritornata la corte a Versailles, si cominciava a parlare del viaggio di Fontainebleau; era fissato per il 4 d’ottobre, ma lo stato di salute del Delfino lo rendeva incerto. Questo principe, amabile e buono, vedeva con rammarico che il re si privasse di un sollievo, e che gli abitanti di Fontainebleau perdessero quei vantaggi che la presenza della corte ed il concorso de’ forestieri potevano loro procurare: però, quantunque malato, e sottoposto a mille incomodi com’era, ogni qualvolta trattavasi di Fontainebleau, faceva ogni sforzo per stare allegro, e fingere di sentirsi bene. Io però non mi lasciava sedurre da tale apparenza, e molti la pensavano come me: frattanto fu deciso ed effettuato il viaggio. Sarebbe ingiusto e irragionevole il credere che il re e la famiglia reale fossero meno preoccupati degli altri per la salute e tranquillità di questo principe, che faceva la loro felicità; bensì è troppo naturale in tutti quelli che sono più affezionati alla conservazione d’un individuo, veder meno d’ogni altro i pericoli, e credere di contribuire alla salute del malato colla mutazione dell’aria e coi divertimenti. Partimmo adunque per quell’ameno castello al principio d’ottobre, e riuscì per qualche giorno piacevolissimo questo viaggio, sia per la