Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
274 | parte terza |
intorno alla quale si radunavano i novellisti, per ispacciare le loro nuove, disegnando in terra con le loro mazze, trincee, campi di battaglia, posizioni militari, e spartendo quindi l’Europa a modo loro. Queste volontarie distrazioni mi erano talvolta vantaggiose, poichè il mio spirito riceveva in tal modo un dilettevole riposo, dopo il quale mi riusciva di ripigliare il lavoro con maggior vigore ed ilarità. Si trattava di dover dare i primi saggi della mia abilità; dovevo comparire sul Teatro francese con un nuovo lavoro corrispondente all’opinione che il pubblico aveva di me concepita, ma i sentimenti de’ miei comici non erano mai concordi. Gli uni persistevano in favore delle commedie scritte, gli altri per quelle a braccia; onde su tal proposito fu tenuta un’adunanza, alla quale io pure intervenni, nè mancai di far notare la sconvenienza di presentare per la prima volta al pubblico un autore senza dialogo; fu perciò concordemente stabilito, che io dessi principio con una commedia in dialogo. Ero contento; ma prevedevo per altro, che gli attori, i quali ormai avevano perduto l’assuefazione di imparare a mente le loro parti, mi avrebbero, benchè senza malizia e cattiva volontà, indubitatamente mal servito. Eccomi pertanto costretto a limitare le mie idee, e a contenermi, relativamente al soggetto, entro il confine della mediocrità, per non arrischiare un’opera, che avesse richiesto maggiore esattezza nell’esecuzione, sperando di poter così condurre a poco a poco i miei comici a quella riforma alla quale m’era riuscito di portare i miei attori italiani. Composi quindi una commedia in tre atti, intitolata L’Amor paterno, o La Serva riconoscente.
Pantalone ha due figlie che son l’oggetto del suo più tenero amore, ed alle quali ha procurato la più squisita educazione. Clarice infatti si è un poco avanzata nelle belle lettere, ed Angelica è divenuta una buona cantatrice. Questo buon padre però erasi rovinato per queste due figlie; la morte di un suo fratello, da cui gli venivano somministrati i mezzi affine di mantenere con onore la famiglia, lo mette nell’impossibilità di sostenerla. Cammilla, che si trova in uno stato molto comodo, e che una volta fu cameriera delle due figlie di Pantalone, presta al suo antico padrone e all’antiche sue padroncine tutti gli aiuti possibili, e giunge finalmente a renderle felici. Ecco un piccolo estratto che sarà forse più stimabile della commedia medesima, la quale non ebbe che sole quattro recite.
Volevo tosto partirmente; ma potevo lasciar Parigi che aveami già incatenato? Giacchè avevo contratto impegno per due anni, mi sentivo tentato a restarvi; la maggior parte de’ comici italiani non mi richiedevano se non se composizioni a braccia; il pubblico vi era assuefatto, la Corte le soffriva; perchè dunque dovevo ricusare di uniformarmi? Su via, dissi allora fra me, facciamo dunque composizioni a braccia, giacchè così si vuole. Qualunque sacrifizio pareami dolce, qualunque pena tollerabile, per il piacere di restare a Parigi. Per altro non può dirsi, che i divertimenti mi abbiano impedito d’adempiere al mio dovere; poichè nello spazio di questi due anni misi insieme ventiquattro composizioni, i titoli delle quali, unitamente al loro buono e cattivo incontro, si trovano nell’Almanacco degli Spettacoli. Otto di queste commedie restarono al teatro, e mi costarono maggior fatica che se le avessi scritte interamente. Non era per me possibile d’incontrare il favore del pubblico se non a forza di scene piacevoli e di una virtù comica preparata con arte, e sempre al coperto dai capricci degli attori. Vi riuscii più di quello