Pagina:Goldoni - Memorie, Sonzogno, 1888.djvu/273


271

CAPITOLO III.

Séguito del capitolo precedente. — Particolari sugli attori italiani di Parigi. — Mio primo viaggio a Fontainebleau. — Alcune parole sulla corte. — Pace tra la Francia e l’Inghilterra. — Gl’Italiani recitano sul teatro di Fontainebleau. — Il Figlio d’Arlecchino perduto e ritrovato. — Questa commedia dispiace alla corte. — Pericolo delle commedie a braccia. — Miei disegni contrariati.

Il signor Carlo Bertinazzi, detto Carlino, era uomo stimabile per i suoi costumi, celebre nella parte di arlecchino, e di una riputazione che lo metteva al pari di Domenico e Tommasino in Francia, del Sacchi in Italia. La natura infatti lo aveva dotato di grazie inimitabili: il suo personale, i suoi moti, i suoi gesti gli anticipavano il favore di chiunque, onde per la sua azione e pel suo ingegno era tanto ammirato sulla scena, quanto gradito in conversazione. Carlino era il favorito del pubblico, ed aveva saputo sì ben cattivarsi la benevolenza della platea che dirigeva a quella il discorso con tal libertà e dimestichezza, che a nessun altro attore sarebbe stato possibile. Si trattava di arringare il pubblico? Si doveva far qualche scusa? Egli solo n’era incaricato, e i suoi ordinarii inviti altro non erano che colloqui piacevoli fra gli spettatori e l’attore. Una servetta eccellente era poi la signorina Cammilla, e adattatissima per l’arlecchino di cui parlo; poichè, piena di brio e di sentimento, sosteneva la parte con vivacità da incantare, e le scene commoventi con anima ed intelligenza. Anche in privato era quell’istessa che ammiravasi sul teatro; vale a dire sempre allegra, sempre eguale, sempre piacevole, e dotata di una mente ornata e di qualità di cuore eccellenti. Anche il signor Collalto era uno de’ migliori attori italiani. Egli era quel Pantalone per cui avevo lavorato molto in Italia, e di cui ho molto parlato nella seconda parte delle mie Memorie.

Quest’uomo, veramente comico nell’anima, possedeva l’arte di render parlante la sua maschera, facendo però assai più graziosa figura a viso scoperto. In Italia aveva già recitato una delle mie composizioni che avea per titolo I due Gemelli Veneziani, l’uno balordo, e l’altro ingegnoso: seppe dare a questo soggetto un nuovo giro, e vi aggiunse un terzo gemello, fiero ed impetuoso, perfettamente sostenendo questi tre differenti caratteri da sè solo. Ebbe molto incontro, fu applaudito estremamente, onde di buon animo gli cedetti tutto il merito dell’immaginazione. Le parti dei nostri Brighella italiani, sotto il nome di Scappino, erano sostenute dal signor Chiavavelli, un eccellente pantomimo e diligentissimo nell’esecuzione: e il signor Rubini faceva frattanto la parte di Dottore nella commedia italiana.

Ho parlato di questi cinque personaggi, prima di entrare nei particolari dei primi amorosi e delle prime amorose, poichè in questi consisteva il fondamento della Commedia Italiana a Parigi. Primo amoroso dunque era il signor Zannuzzi, che io conosceva da lungo tempo; in Italia era molto considerato, ed era detto per soprannome Vitalbino, diminutivo di Vitalba, celeberrimo comico italiano, del quale ho già fatto menzione onorevole nella prima parte delle presenti Memorie.

La persona che più da vicino lo imitasse, era il signor Balletti. Questo attore, figlio di padre italiano e di madre francese, posse-